Mi chiedo come faccia il cantante di questa band piemontese, gli Absence Falling, a beccare certe tonalità, a far aprire il pezzo a certe altezze in maniera così naturale. Soprattutto, mi chiedo se abbia registrato nella stessa sessione le risposte alternate con il canto psicotico. Nel metal, si sa, lo stress per le corde vocali è all’ordine del giorno, ma questa voce sembra essere particolarmente malleabile, capace di emergere e di accaparrarsi le orecchie di chi ascolta.
Grande ed immediato impatto vocale, dunque, per queste tre tracce demo. Anche se nelle sequenze più melodiche è la voce che ricerca l’intensità, appunto, e così facendo perde per strada un po’ di intonazione. E fa storcere il naso a chi nei primi cinquanta secondi dell’intro aveva fissato il display dello stereo o del pc, perché incuriosito e speranzoso di non dover attendere le più classiche galoppate di chitarre distorte per caricarsi un po’. Già, perchè sono le proprio le parti più lente e soft che fanno venire voglia di passare subito al pezzo successivo per non annoiarsi; solo lasciando scorrere quei sei sette minuti fino alla fine si scoprono le parti più incazzate, arrangiate in maniera più creativa, in cui vengono spazzati via gli esperimenti acustici, che invece convincono ben poco.
Non inventano nulla di nuovo, gli Absence Falling. Seguono, piuttosto, le più tradizionali linee metal, portando un lavoro ben curato, ben registrato, tecnicamente lodevole. Che deve ancora fare parecchia strada per colpire, persuadere e conquistare.
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La recensione Edge Of Time di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-05-16 00:00:00
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