La title-track del nuovo album di Leonardo Pruneti è, significativamente, l’ultima delle sette che compongono la raccolta; in associazione/opposizione con la opener When The World Is Crying, restituisce l’idea di un movimento, un viaggio che si snoda attraverso momenti cruciali e di cambiamento costante (The Moment That Changes Everything), da una condizione A ad una condizione B, ma anche di un cerchio infinito, un loop che trova i suoi non estremi nella continuità sonora tra l’inizio della prima traccia e il finale dell’ultima. Soggetto e voce narrante di questo percorso è appunto il pianoforte del jazzista toscano, protagonista assoluto con una caratterizzazione che attinge a piene mani dal jazz contemporaneo quanto da quello più classico, ma che riesce a fare su e anche suggestioni vicine al progressive o all’art rock. Un’intenzione melodica romantica, evocativa e facilmente fruibile, turbata quando necessario da dissonanze e forme più libere, è la vera cifra narrativa di ‘When The World Stops Crying, una qualità che si fa viva soprattutto nei brani più brevi, come l’intro o la suggestiva Il Seme Della Follia, con i suoi arpeggi impetuosi, ma anche nelle composizioni in cui la comparsa di una tromba o di una chitarra aggiunge una linea di canto ulteriore proiettando il discorso, rispettivamente, verso un taglio più cinematografico o più rock in senso lato. C’è una buona alternanza tra questi momenti e le composizioni in cui il minutaggio sale e lascia maggiore spazio ad una sezione ritmica ben calibrata, che sono però anche quelle che riportano il discorso verso una declinazione più canonica del verbo jazz. Un’incarnazione meno dotata di quell’appeal che può rendere parecchie delle tracce del lavoro appetibili anche ai non cultori del genere e che, in definitiva, è la vera marcia in più della scrittura di Pruneti.
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