Una ricerca gnoseologica, ontologica e spirituale, sulle pendici del Gran Sasso durante i lockdown degli anni venti del secolo attuale
I popoli antichi consideravano i luoghi tenebrosi, lugubri e difficilmente raggiungibili le possibili anticamere alle porte dell'Inferno. Cuma, ad esempio, ne possedeva una; è proprio in questo luogo che il protagonista, libro VI dell'Eneide, discende negli inferi.
Tra il 2020 e il 2021, quattro ragazzi: Alessandro (Voce, testi), Gabriele (Batteria), Michele (Chitarra), David (Sax, Tastiere); "legano le loro anime e con esse anche le loro culture" (come si evince dalla loro biografia) nella medievale, arcana e religiosa Urbino.
Per poter produrre il loro primo Concept Album (o se preferite il loro battesimo di fuoco nell'industria musicale italiana) si trasferiscono nel cuore del Gran Sasso, durante i lockdown imposti in tutta Europa.
In questo luogo, all'apparenza tranquillo, i quattro ventenni scoprono una nuova porta dall'inferno ("Sei una caverna da secoli dei secoli, da quando la tempesta di luce colpì") e provano a rivelarlo al mondo e agli ascoltatori sin da subito; ci forniscono l'attrezzatura necessaria per iniziare il viaggio con loro nelle profondità dell'inferno ("la via per uscire/la via è dentro"), ritrovandoci quasi obbligati a continuare.
Assistiamo alla dualità del loro prodotto, che possiamo sintetizzare in due grandi "filoni narrativi": Inferno e Inverno, già citati nel titolo dell'album. Un espediente narrativo per riuscire a capire la natura dell'uomo e delle sue caratteristiche, il rapporto con la fede e con l'amore.
Questi filoni sono ben strutturati, autoconclusivi, pregni di significato e non vacui ( potremmo aspettarci banalità vista la giovane età dei membri del gruppo e la loro inesperienza nel mondo dell'industria), ma la durata monolitica del disco (1 ora e 28 min) permette loro di sperimentare nel miglior modo possibile le tematiche quali: il conflitto ("è la guerra è necessaria/ è la guerra è necessaria" in "Mea Culpa" chiara citazione allo stile CCCP/CSI, che personalmente legherei a "Canzoni, Preghiere e Danze"), la perdita del credo, come fosse un seme mai attecchito all'interno di ciascuno membro della Leva Artistica ("Amore mio quale è il problema? Il libero arbitrio madre, in un mondo senza Dio e con il diavolo a piede libero" recitativi alla Massimo Volume accompagnati da chitarre e cori femminili).
L'Inferno e l'inverno si mescolano ("Il Canto di Lucifero" è uno dei punti più alti dell'album, elogio ai Sabbath), spesso coincidono, spesso sono agli antipodi e per questo motivo la Leva non ci presenta un album con una divisione netta delle tracce (creando magari il lato A Inferno, e il B Inverno), ma mescolato, quasi omogeneo.
Le chitarre alla GYBE (Leviatano), il cantautorato a là Umberto Maria Giardini o alla De Andrè più gotico (Mea Culpa, Canaan, Alta Poesia Del Fango) uniti ai vari recitativi già citati (non banali, non utilizzati come riempitivi, ; ma manifesti della loro idea riguardo all'attualità, ad esempio, in pezzi come "ViRUS") e ai sax e flauti (che rimembrano il Branduardi dei progetti "Futuro Antico") diventano uno strumento di regia per un'indagine documentaristica sulla banalità del presente, sul senso dell'odio prima ancora che l'amore, sul senso di smarrimento all'interno della società attuale che può portarci a soffrire psicologicamente; senza dimenticare le varie citazioni filosofiche o teologiche, riuscendo a prendersi sul serio sempre, anche nelle tracce più soft (Hotel David).
Nel 2021, oltre all'uscita del capolavoro di Jacopo Incani (fonte dichiarata d'ispirazione della Leva), ci ritroviamo dinanzi ad un altro colosso narrante un viaggio umano, fatto da umani, nelle profondità dell'Io, spesso confuso con la bocca dell'inferno, a causa della fobia di mettere in discussione i tabù, o di uscirne cambiati in negativo, ma la risposta è all'interno della traccia due: siamo sempre stati una Caverna, da secoli dei secoli, quindi è inutile prendersi sul serio, soffrire o cercare di capire il mondo e l'universo.
La vita deve essere vissuta forse, senza ragionare sui massimi sistemi e allora, davanti al vuoto interiore ed esteriore, è sempre un bene liberare la mente e magari ballare la Samba (Hotel David), penultimo pezzo dell'album che ci lascia spiazzati.
La Leva Artistica s'incontra con Enea nell'ade; l'eroe troiano incontra suo padre, mentre i ragazzi incontrano le sagome di ciò che sono stati, che sono e che saranno, nei loro vizi e nelle loro virtù; incontrano le vecchie amanti essendo anche un disco che parla d'amore.
In conclusione, l'Estrema Leva Artistica Musicale '900 esordisce con un album compatto, studiato, programmato e progettato bene, mai banale, che richiede un ascolto motivato, quasi metodico e accademico, come è stato necessario per Incani con il suo Ira, sicuramente non privo di difetti, ma data la giovanissima età si possono perdonare.
Insomma, se queste sono le premesse, non vediamo l'ora di ascoltare i prossimi prodotti che potranno solo alzare l'asticella.
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La recensione Un Inverno all'Inferno di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-10-27 00:00:28
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