Uno specchio in una stanza vuota. Ognuno ci vede ciò che vuole, ognuno fa le proprie teorie. Il problema è quando davanti a quello specchio ci finiamo noi.
L'elefante nella stanza è il lavoro degli Slovak Radio Building (Paolo Risso e Roberto Vailati).
Si tratta di una raccolta di undici canzoni che spaziano tra il pop e l'alternative. Già dai titoli della tracklist si può intuire la predisposizione al racconto dell'antieroe ed effettivamente tutto il disco è costellato di personaggi piccoli, semplici che servono spesso come pretesto per raccontare la realtà di oggi, affrontandola con tanta lucidità e cinismo da farla apparire nel suo essere paradossale e nei suoi intrecci che, se non fossero reali, giureremmo essere nonsense.
C'è un gusto quasi alla Squallor e alla Elio e le storie tese ma molto più composta e per questo forse ancora più dirompente nel raccontare la realtà, schiacciando l'occhio alla sua naturale ironia. C'è un susseguirsi di canto e dialogo o di entrambi insieme che si incastrano perfettamente.
Al livello musicale si percepisce poca, pochissima "aria". La ricerca musicale va verso ambient claustrofobici, molto compressi e a sonorità inquietanti, quasi disturbanti. Basso e batteria sono molto essenziali ma assolvono perfettamente il loro ruolo. Le varie texture, pad e sintetizzatori, come detto si concentrano su armonie strettissime dove i momenti di tensione sono molto più di quelli di quiete.
Non si salva nessuno: si va dal manager, passando da un supplente e un pornodivo, per arrivare al senzatetto. Ogni figura, ogni macchietta è un'arma affilata per raccontare il presente, la crisi dei valori, l'impossibilità di comunicare e la volontà di cullarsi nell'incomunicabilità per potersi costruire verità fittizie o addirittura inganni nei confronti del prossimo.
Compositivamente si fa larghissimo uso della ripetizione, sia al livello musicale che testuale e questo semplicissimo trucco serve per rendere alla perfezione l'asfissia, la mancanza di ossigeno, di un orizzonte aperto da puntare per trovare la propria strada.
In conclusione L'elefante nella stanza è un lavoro controcorrente, un piccone che si compiace ad ogni colpo della propria capacità di smontare tutte le ipocrisie. Il lavoro di produzione è ottimo e restituisce, come già detto, una sensazione di asfissia, claustrofobia, mancanza di spazi aperti dove far fuggire lo sguardo. L'ascolto risulta molto fluido e, man mano che scorrono i vari personaggi di ogni canzone, aumenta la curiosità fino al finale, quando restano tante domande e riflessioni personali da fare. Un disco che sembra uno specchio davanti al quale ritrovarsi, può fare molta, molta paura.
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La recensione L'elefante nella stanza di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-02-25 00:00:00
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