Comizi d'amore è l'ultimo lavoro discografico di Andrea Millais, cantautore torinese classe '96 con tanta gavetta alle spalle, nonostante la giovane età.
Si tratta di una raccolta di otto canzoni che raccontano di una parentesi di vita che va dal 2017 al 2020 e che Andrea sentiva il bisogno di fissare per sempre "su nastro" per non doverla più affrontare, una sorta di chiusura di un ciclo artistico e di vita. Considerando poi il biennio nefasto in cui il covid ha bloccato qualsiasi velleità artistica del comparto musicale, soprattutto quello non mainstream, questo disco acquista per il suo autore anche una patina di colore data dal tempo in cui è stato fermo.
Il genere è una sorta di unione tra jazz, swing e pop. Risulta dunque già dalle prime note un lavoro molto sofisticato, con una concezione di texture armonica molto articolata. L'ensemble è tradizionale e comprende batteria, contrabbasso, pianoforte e tastiere, chitarre e tromba. La voce è certamente l'elemento più allineato al pop tra tutti gli strumenti della band e si muove con leggiadria su testi che si incastrano alla perfezione con le figure ritmiche delle canzoni.
Il rituale tutto jazzistico del "solo" viene in questo disco interpretato in maniera intelligente e piacevole: chitarra, contrabbasso e batteria hanno il loro momento (più che dei solo, sono delle suggestioni musicali che anticipano il proprio tema nella canzone successiva) rispettivamente in Tema dei tuoi occhi blu, Viscerale e Primo appuntamento. Pianoforte e tromba trovano il loro momento invece nell'ultima traccia, quella del commiato Guardaci, clown dove insieme alla voce (anche quest'ultima si lancia in un solo "strumentale sul finale) chiudono il giro dei solo e il disco.
I testi sono incentrati su temi introspettivi e sentimentali, quasi un'auto-racconto di momenti e stati d'animo, di esistenzialismo sempre elegante e discreto, che sfiora la poesia e lascia buone vibrazioni addosso, nonostante il velo di malinconia che avvolge ogni canzone.
In conclusione Comizi d'amore è un disco gioiello, una raccolta di petali delicatissimi dai colori eleganti e dal profumo agrodolce. Il lavoro di produzione è ottimo e lascia il giusto range di frequenze ad ogni strumento senza per questo annullare la sensazione di calore dell'interplay degli ottimi musicisti che hanno suonato le take del disco. L'ascolto risulta fluido e sognante e lascia all'orecchio ancora un po' di appetito sul finale, quell'appetito che può facilmente riportare la puntina del giradischi all'inizio del solco per ricominciare il viaggio.
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