Una carezza per le orecchie, un suono caldo che invita all'ascolto, che avvolge e che lascia ottime vibrazioni.
Songs from the Moon's Alp è l'ultimo lavoro discografico di Alberto Arcangeli, cantautore urbinate di lungo corso, con alle spalle migliaia di chilometri e palchi.
Si tratta di una raccolta di tredici canzoni in lingua inglese il cui ambient è acustico e si muove tra folk, country e pop. Si tratta di un viaggio morbido per le orecchie, una valanga di chitarre acustiche e batterie delicate, di bassi pulitissimi, rotondi e mai invadenti.
La sezione ritmica formata da batteria e basso è una carezza per le orecchie, la batteria spesso suonata con le spazzole piuttosto che con le bacchette, restituisce una pasta sonora decisamente più calda e accogliente, ottimamente doppiata dal basso che, pur presente, non invade mai frequenze non sue e soprattutto adotta un timbro rotondissimo che assieme alla cassa restituisce una pulsazione con transienti mai troppo pronunciati.
La parte armonica e melodica è riempita da tante chitarre, per lo più acustiche che comunque non rinunciano qua e là a effetti di chorus o tremoli, vibrati e reverse delay. La somma di queste sonorità sommata alle percussioni come maracas, ovetti e tamburelli restituisce un ambient sognante, sempre sul punto di alzarsi in volo al primo alito di vento. Interessanti anche gli inserti di banjo e xilofono.
Menzione a parte per la voce che sguazza felice nel suo habitat naturale. Una voce calda, pulitissima e senza fronzoli. Un timbro che, insieme a certe armonie e certe sonorità del disco ricorda molto i Beatles, ma principalmente George Harrison. Si sentono in molte progressioni armoniche gli echi del famigerato chitarrista inglese e della sua capacità di tenere in equilibrio nelle sue canzoni (e in quelle dove è forte la sua impronta) il lato puramente armonico, con la capacità di cantare arrivando alle note in maniera semplice e pulita. Non ci sono dimostrazioni di bravura, note al limite della propria estensione vocale perché, fortunatamente il genere proposto non ne sente la necessità e permette alla musica di mantenere un ruolo artistico e non "atletico".
In conclusione Songs from the Moon's Alp è un disco completo, perfettamente maturo che sposta l'asticella del confronto verso vette molto alte, tanto che il sottoscritto ha portato un solo paragone e neanche troppo messo a fuoco. C'è dentro un'identità ben precisa, quella di un artista che ha raggiunto il suo stile e che non ha bisogno di rimescolare le carte. La produzione rasenta la perfezione e restituisce un ambient caldo, raccolto e mai dispersivo. Si sente parecchio il lavoro fatto per permettere ad ogni strumento di avere il suo spazio nel proprio range di frequenze.
L'ascolto risulta fluido, affascinante e avvolgente e ci si potrebbe ritrovare senza problemi a riascoltarlo per più volte di fila grazie alla quantità di spunti ascoltabili al suo interno e alla sensibilità compositiva che permette di scoprire ad ogni nuovo ascolto una sfaccettatura diversa degli arrangiamenti.
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La recensione Songs from the Moon's Alp di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-02-07 00:00:00
COMMENTI (3)
@vanninifrancesco grazie ancora!
@albertoarcangeli é stato un vero onore poter ascoltare un disco così bello. Complimenti!
Grazie delle bellissime parole, Francesco. Non essendoci più il servizio messaggistica su rockit (o almeno, non l'ho trovato!), approfitto di questo spazio per ringraziarti. Sono contento che ti sia piaciuto.