Slow Play è il quarto lavoro di Happy Skeleton. Pur portando avanti diverse strade a livello musicale, sperimentando, crescendo (dal primo disco sono passati più di dieci anni), l’artista pugliese è riuscito a catturare con la stessa sincerità ed urgenza del suo esordio emozioni e dubbi, racchiusi in sedici brani di grande intensità.
Testi non semplici, ostici per tutta la forza della realtà che l’artista ha messo ancora nero su bianco, accompagnati da chitarre che richiamano un sound anni novanta. Nella macro categoria dell’alternative rock creano un piccolo gioiello in grado di esprimere il dolore più lancinante senza perdersi in sentimentalismi.
Molto interessante sono Dobermann, pezzo che apre il disco, e Golden Touch, che con il suo riff iniziale ricorda il sound e le atmosfere dei The Cure di fine anni ottanta.
Altri brani sono orientati verso un punk rock più classico come I’m Punk, distante come melodia dal resto dei brani ma che convince anche per il cantato graffiante.
Le canzoni non sono state presentate subito tutte insieme all’interno dell’album, ma nel corso dell’anno appena passato ogni mese ha visto delle nuove uscite fino ad arrivare a comporre il mosaico completo: al suo interno i brani che non rimangono impressi sono pochi.
Una riconferma da parte di un artista che riesce a tuffarsi in sonorità del passato risultando comunque sempre stimolante.
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