Un acuta disamina delle possessioni del brano indie folk del cantautore veneto
Siamo abituati a libri, film e canzoni che ci ricordano come siamo schiavi delle cose o degli istinti consumistici, e che dovremmo liberarcene. ‘Un milione di volte al giorno’ non ci dice il contrario, ma con candida onestà e forse un pizzico di cinismo va in direzione opposta rispetto ai vari Fight Club e Marie Kondo, provando a sostenere che in fondo le cose, per il valore che gli diamo e l’attenzione che gli dedichiamo, non sono solo cose ma sono parte di noi.
Il cantautore della bassa veronese nascosto dietro il nom de plume ‘l’ora di ginnastica’ si esprime con una scrittura vivida e lineare, placida nella composizione e nell’esposizione, che intavola su una struttura a metà tra l’indie folk e agrodolci sfumature post-punk. Sentiamolo lo stile espositivo del primo Niccolò Contessa, e in generale tutto il brano potrebbe suonare come una declinazione indie folk di un brano di quel sorprendente album d’esordio, ma percepiamo anche una melanconia alla The Cure nell’intreccio tra strofe e riff.
‘Un milione di volte al giorno’ è un brano che richiama senza nasconderlo stilemi e declinazioni familiari, ma riesce a farlo con grazia, facendosi forza di un testo intelligente di un arrangiamento arricchito da un paio di dettagli semplici ma interessanti, sviluppati a pieno tra il ritornello e la breve sezione conclusiva.
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La recensione Un milione di volte al giorno di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-08-09 23:38:15
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