È sempre lì, nel mezzo, Roberto Durkovic, ancora in equilibrio tra i richiami in arrivo dai Balcani e le sicurezze del mestiere di cantastorie. E la cosa sembra non dispiacergli granché, almeno a giudicare da come continua a muoversi, dal modo in cui cerca di conciliare forma e sostanza. In fondo basta applicare la teoria, trasformarla in pratica. Non per niente "Semplicemente vita" comincia scomodando la memoria di un cantautore, uno di quelli stracult, per giunta mai assistito dalle vendite e dalla fortuna: Franco Fanigliulo. Per lui il classico quarto d'ora di celebrità al Festival di Sanremo del '79, con una delle poche botte di vita vissute al teatro Ariston in oltre cinquant'anni di orrore: "A me mi piace vivere alla grande", probabile che qualcuno la ricordi ancora. Durkovic sì, lui ha buona memoria. Tanto da appropriarsene e gettarla tra le grinfie della sua orchestra tzigana. Un'operazione semplicemente perfetta. Perché più che un revival, sembra un omaggio doveroso a un personaggio stravagante, dimenticato troppo in fretta.
Il resto del disco è, appunto, questione di equilibrio. L'impronta è quella (forte) della world music con la sua imprevedibilità, ma non mancano i ricorsi alla malinconia, le canzoni di ispirazione pop, i tentativi di sorprendere strizzando l'occhio al flamenco e ammiccando al jazz. Funziona più o meno tutto in "Semplicemente vita", anche se gli episodi intimistici (come "Alessandra") non sembrano all'altezza dei pezzi più casinisti o di quelli maggiormente elaborati (la conclusiva "Insonnia d'estate", per esempio, dove c'è lo zampino di Massimiliano Alloisio). Si tratta, a ogni modo, di una riconferma importante dopo "Indaco e sabbia", l'ulteriore dimostrazione della validità di un progetto che mira a far convivere la tradizione dell'est europeo con quella cantautorale. Riuscendoci piuttosto bene.
---
La recensione Semplicemente vita di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-04-20 00:00:00
COMMENTI