Un disco che oscilla tra synthpop avanguardista e lo-fi disturbante, sulla scia di contaminazioni che vanno dal post-punk allo shoegaze.
Buvari 1990 è il titolo dell'esordio solista di Alfonso Cheng, eclettico musicista originario di Nocera Inferiore che ha militato per progetti musicali come Fiori di Cadillac e LAMECCA.
In questi tredici brani in uscita per Badbird Independent, registrati in totale solitudine, sono presenti diversi background musicali che li rendono particolarmente interessanti. Si va dalle atmosfere pop-shoegaze di "Sabatosera" e "Lenotti" a quelle elettro-pop stile primo Contessa che si mischiano con il dream pop trascinante di "Penny". Il basso gioca sulle suggestioni post-punk di "Lucygrace" e la chitarra si diverte ad evocare gli anni Novanta in "Giulia" e "Albero Azzurro". Insomma, Alfonso Cheng naviga a vista in un oceano di sonorità lo-fi che richiamano i My Bloody Valentine e gli Slowdive, con i Cure di Pornography e i Sonic Youth di Daydream Nation a fare da terzi incomodi insieme all'eco di Beach Fossils e Sparklehorse.
Il risultato è abbastanza sorprendente. Non è mai facile mettere insieme tante influenze diverse e riuscire a gestirle con padronanza. Buvari 1990 è un disco che oscilla tra l'avanguardia e un pop-rock disturbante e contemporaneo, tenendo sempre per mano i riferimenti generazionali e una scrittura talvolta surreale e spiazzante ("Simulacro"). Consigliato per gli amanti di una certa gioventù sonica.
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La recensione Buvari 1990 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-03-02 07:30:00
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