Il suggestivo viaggio rock della band calabrese, tra nostalgia e fantasmi da affrontare.
Lo spleen, l’umore nero che invade il corpo partendo dalla milza e portando con se’ insoddisfazione, noia, fastidio senza nessuna reale ragione, una pesantezza esistenziale incomprensibile, viene evocato dai Sugar For Your Lips. L’album, chiamato appunto Spleen, vuole raccontare il sentimento decadente, ma il punto forte del progetto è il non abbandonarsi ad uno stato immobile di contemplazione, di nostalgia e dolore, cercando invece di esorcizzarlo attraverso la musica.
La band propone rock allo stato puro, duro, tra chitarre distorte e melodie aggressive ma semplici, rimanendo comunque all’interno di un genere classico: nel 2020 è proprio questo sound che li ha fatti qualificare per le finali di Sanremo Rock.
Dei nove brani che compongono l’album, il livello si mantiene alto nelle sonorità e nella scrittura in quasi tutta la tracklist. Interessante è Idea, tra le canzoni senza dubbio più intime, un complesso racconto sull’importanza del trovare qualcosa a cui aggrapparsi per riuscire a risalire dal fondo, costruita su cambi di ritmo che consentono agli strumenti di esplodere dando una maggiore intensità all’insieme.
Altro brano che colpisce da subito è Salvami, dove gli strumenti, meno disciplinati rispetto ad altre tracce del disco, accompagnano in un crescendo di energia il racconto della forte necessità di fuggire per potersi lasciare tutto alle spalle in modo definitivo, ma dove la soluzione a volte è proprio rimanere.
Alla fine dell’ascolto, dello spleen iniziale rimane poco e niente: la band è riuscita a liberarsi dei suoi fantasmi all’interno di un percorso musicale omogeneo e ben costruito, dove non si incontrano poeti maledetti ma solo canzoni in cui, un po’, ritrovarsi.
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La recensione Spleen di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-03-04 00:00:00
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