Dopo due singoli uno più interessante dell'altro e, soprattutto, già in grado di mettere in tavola le carte necessarie per affrontare un preciso e dettagliato discorso futuro (Stomachion del 2020 e A fondo del 2021), è ora il momento di assaporare Giustapposizione, il primo lavoro sulla media distanza firmato Cranìa.
Cantautrice lombarda di notevole talento sia produttivo che performativo, Cranìa – al secolo Francesca Cominassi – fonda il suo progetto artistico su solidissime basi cantautorali intrise fino al midollo di sonorità elettroniche piacevolmente tetre e oscure, al punto da rendersi quasi indispensabili per il dispiegamento non solo di attrazioni emotive irrinunciabili, ma anche di tematiche particolarmente delicate e importanti, molto difficili da trattare attraverso l'utilizzo di mezzi propri che non facciano riferimento a vuoti e futili stilemi convenzionali.
L'impostazione di partenza, nonostante la condizione di totale libertà quanto a indipendenza produttiva, trae spunto comunque da situazioni sostanzialmente classiche per struttura e approccio esecutivo, ma a fare la differenza è la spiccata capacità di personalizzare estetica e contenuto attraverso diramazioni elettroniche anche non del tutto prevedibili e adeguatamente al servizio della ricerca di un mood complessivo. Ciò che ne consegue è un Ep di quattro brani agilmente suddivisibile in due ipotetiche facciate, una più votata alla forma canzone e l'altra più libera di espolorare territori elettronici non particolarmente sperimentali ma senza dubbio di pregevole fattura sia sonora che contenutistica.
Mentre, dunque, l'incipit affidato a Come caramelle affronta approfonditamente un certo esistenzialismo individualista sulla scia di un'elettronica cantautorale con tendenze anche trip hop un po' alla Meg dei primi lavori solisti – ma meno psichedelico, in Cosa è cambiato? si affermano tematiche diaristiche su incursioni atmosferiche ambient quasi a mo' di Radiohead ma declinate sempre secondo formati canzone più in direzione ballad a firma Elisa che di stampo prettamente formale. Ma è con Kafka che fanno irruzione coinvolgenti tappeti elettro-dark-wave in direzione comunque di fruibilità radiofoniche pop odierne, seppur con livelli qualitativi ben più riflessivi e utili, mentre la chiusura affidata a Stradae certifica anche un certo interesse per ritmiche semi-techno su oscurità elettroniche ancora più profonde e trascinanti.
Senza alcun dubbio un lavoro di ottima sostanza che merita di essere seguito da ulteriori sviluppi anche più ampi in termini di esplorazione sonora.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.