Non si può ignorare come tutto il pop moderno si sia riempito di strane influenze, saltabeccando da un genere all'altro e prendendone il meglio. La scrittura delle undici canzoni di Premi Play di Giovanni Neve ha imparato la lezione dell'immediatezza melodica dell'indie degli ultimi 15 anni, applicandolo su strutture e armonie classicissime.
Si ascoltano echi del Jovanotti degli album prodotti da Canova, soprattutto all'inizio del disco, tra riferimenti a paesaggi sconfinati e luoghi lontani – Tra Le Dune e Oceania – ma anche riferimenti quotidiani e terreni – tra cui una citazione del "mettere play ad iTunes" in Premi Play che commuove i nostalgici dell'ex player di casa Apple come il sottoscritto.
"Io non mi vedo, e tu?" canta Neve in Tra Le Dune, uno dei brani più rappresentativi del disco anche perchè tra tanti riferimenti e stilemi visti e rivisti, seppur eseguiti bene, non si vede perfettamente a fuoco la personalità dell'artista, così come la produzione, mentre invece a impreziosire alcuni dei brani è la produzione di Taketo Gohara e Fabio De Sanctis, che valorizzano le canzoni con idee, struttura, suoni ricchi.
C'è la travel track, la citazione latina, il tentativo di tormentone, il brano elettronico e quello acustico, tutto ben eseguito: non il massimo dell'originalità, ma non è richiesta, c'è in ogni brano quel piccolo rimando a un'altra canzone che fa suonare questo album come una godibile playlist, sperando che, con il tempo e l'esperienza, dalle canzoni riesca a trasparire anche l'essenza di Neve.
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