Già dalla copertina di questo “Bigamous” - goliardicamente modellata sul celebre gioco da tavola “Indovina Chi?” - si può intuire quanto i Valderrama 5 siano dei buontemponi incurabili. Ma se la grafica del disco rimanda agli anni Ottanta, solleticando reminescenze d’infanzia mai sopite, il sound di questi giovanotti napoletani ci catapulta fortemente nei Sessanta (ma non solo).
In realtà, più che bigami, questi falsi colombiani sono poligami come maiali, avendo sposato le più disparate influenze riconducibil al macrocosmo del pop (e del rock’n’roll un po’ zozzone). Puntano al sodo, barzotti come non mai, ossessionati dai tanga (come Gigi La Trottola monomaniaco per le mutandine di Anna), dal pecoreccio e da melodie zuccherose ricche di appeal. Carlos V è il Frank Zappa del lounge-pop, il Captain Beefheart dell’easy-listening. E una volta circondatosi di figuri meravigliosamente “loschi” con nomi di battaglia quali Alfred-Eno Biondi, Micio, Gandhi, Baguette e Squalo (il barman della band!), il frullato è shakerato e pronto per essere servito. Carlos fa il piacione come Bacharach (“Very Collapsed”); alza le minigonne e fa svolazzare le parrucche con un contagioso jingle-jangle freakkettone (“Lattaman”); succhia Love, mastica Byrds e risputa Nirvana in “Tanga Baby”. Momenti riflessivi, come “Fourteen”, in cui si citano i Velvet Underground post-banana (ogni doppio senso è chiaramente voluto), seguiti a ruota da sfuriate di macinato garage-punk (“Drugs” e “Panciotto”), sospese tra suadenti fluttuazioni stereolabili (soprattutto labili. Mentalmente).
Una band in gran forma, divertente e piacevole da ascoltare ripetutamente, anche se con un’originalità che è già stata originale a suo tempo. Ma va benissimo così. Dai Squalo, preparaci un altro cocktail.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.