Vever è il primo lavoro da solista di Laura Loriga, artista bolognese che vive tra l'Italia e gli Stati Uniti d'America e vanta già la realizzazione di tre album con il progetto Mimes of Wine e decine di collaborazioni non necessariamente circoscritte alla sola musica leggera, come ad esempio la composizione di colonne sonore.
Si tratta di una raccolta di una raccolta di nove canzoni d'autore decisamente sperimentali in cui si intrecciano le influenze delle tre città a cui Laura è più legata e cioè Bologna, New York e Los Angeles.
Musicalmente l'ensemble risulta molto sinfonico. La ricerca verte soprattutto su diversi tipi di organi attorno cui girano strumenti acustici che prendono spunto dallo stile classico e strumenti elettrici. L'amalgama sonora che ne risulta è molto compatta, fatta di suoni eterei e ariosi.
Ogni suono risulta scolpito nel proprio range di frequenze, prendendo vita, respirando e risultando non solo naturale all'orecchio, ma riconoscibilissimo e intelligibile. A questo obiettivo hanno lavorato musicisti internazionali che sia nella band resident che nei featuring hanno messo in campo tutta la propria sensibilità artistica, poi riordinata e missata alla perfezione.
Proprio il lavoro di produzione si rivela fondamentale, perché gli strumenti sono tanti e molti di questi agiscono nella stessa fascia di frequenze. Non è dunque semplice assegnare ad ogni suono una giusta collocazione, cosa che però in questo caso è riuscita perfettamente. Si tratta di un lavoro in cui ogni tassello è stato curato al cento per cento, sin dall'idea iniziale, passando per l'arrangiamento, l'esecuzione dei musicisti e la post-produzione.
La voce, che merita un discorso a parte, è tecnicamente ottima, ha una pasta timbrica riconoscibile e caratteristica. Non ci sono orpelli come abbellimenti e vocalizzi fuori posto, in questo modo la linea melodica riesce con più efficacia a veicolare il messaggio e le immagini dei testi. Le sonorità di questo disco sono ovviamente orientate al mercato americano, per quanto con grande originalità e avanguardia nella scelta stilistica e strumentale, ma l'ascolto risulta piacevole e fluido anche per un ascoltatore non anglofono.
In conclusione Vever è un disco che rappresenta un'opera completa a se stante, una sorta di "all in" artistico che va valutato nella sua interezza, ancor più che traccia per traccia. L'ambient sonoro creato e coerentemente portato avanti dalla prima all'ultima nota ne fanno quasi un concept sonoro e non a caso la ricerca, più che testuale, è sui suoni e nello specifico sui suoni di organo. Non resta che ascoltarlo per bene in cuffia e con le luci spente per avere un'esperienza quasi mistica.
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