Il nuovo disco del duo siciliano è un abbraccio complice avvolto in un suono hard blues/stoner
‘Che la testa ti sia lieve’ è un gioco di parole che raccoglie bene l’identità di questo nuovo album del duo catanese, tutto centrato sulle fragilità, le debolezze individuali in rapporto alle pressioni della società e la necessità di liberarsi dalle costrizioni emotive, accettarci ed imparare a comunicare senza colpa e vergogna il nostro vissuto. In un piacevole contrasto, questo bagaglio tematico premuroso ma tutt’altro che leggero è affidato a suoni hard blues/ post-stoner, un tipo di “pesantezza” diversa da quella spesso associata a contenuti del genere. Siamo dalle parti dei QOTSA di metà anni 2000 (Fragile), dei successivi Royal Blood et similia, ma anche dell’alternative rock nostrano più vicino all’indie rock. Succede che a volte il formato canzone schiacci la carica strumentale senza mettere altrettanto sul piatto della bilancia (Excrucior), mentre in altri momenti la dinamica scende e, pur rimanendo una patina di elettricità, metrica e melodia che si sposa alla perfezione con i temi del disco, disegnandone un versante più delicato senza dover per forza al classico strumento della ballad (Nel mio dimenticatoio, Vizio di forma).
Aiuta anche una produzione semplice ma cucita ad hoc sul carattere dei brani dalle mani di Franz Valente (Il Teatro degli Orrori, One Dimensional Man), così come l’occasionale aggiunta di un basso elettrico al duo (in questo caso quello di Massimiliano “UFO” degli Zen Circus su Ubi maio minor cessat). Che la testa ti sia lieve è, alla fin fine, un augurio complice, una pacca sulle spalle o un abbraccio solidale ma non silente, anzi, vibrante ed elettrico.
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La recensione Che la testa ti sia lieve di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-05-17 00:00:00
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