LUCA FOL Io sono meno inglese di thè 2022 - Rock, Pop, Electro

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Alla prima esperienza in lingua madre, Luca Fol sforna un album splendido dove canzone d'autore ed elettronica donano luce anche a concetti fondamentali per il vivere attuale

Se non siete più dei ragazzini e avete amato a dismisura quei Bluvertigo che poi, ragionevolmente, vi hanno accompagnato a scoprire i Depeche Mode ma anche il Battiato innovatore pop dei primi '80, arrivando infine ad esplorare tutta una serie di mondi – nostrani o meno – di cui conoscevate l'esistenza ma non sospettavate lontanamente l'enorme sostanza, questo disco dovrebbe rientrare di diritto nella vostra top ten 2022.

L'eccellente cantautore e polistrumentista riminese Luca Fol, con Io sono meno inglese di thè – prima esperienza completa in lingua italiana dopo un paio di sortite pressoché beatlesiane aggiornate in chiave moderna – ha infatti dato vita ad un album bellissimo, necessario, importante per struttura e contenuti ma anche, pur nella sua regolarità stilistica e formale, molto personale quanto a esperimenti di accostamento sonoro e arrangiamento in sé.

I Bluvertigo, si diceva. Presentissimi nel vasto background culturale fin dalle prime battute di Poeta con echi di Acidi e basi per via di un piacevolissimo pop rock di matrice elettrico-elettronica, ma la sostanza delle composizioni che prendono piede da qui in poi è anche farina di molti altri sacchi ben definiti e coscienziosamente amalgamati. Ci si ritrova ben presto, infatti, dinanzi a splendide ballad che non rinunciano a spolveri elettropop un po', appunto, alla primissimi Depeche Mode (L'educazione), diramazioni che da territori battiatiani portano verso lidi Baustelle con lievi punte di Battisti panelliano (Oro bianco), predisposizioni cantautoriali che flirtano con incursioni techno (Brenso magnifico), sperimentalismi sia sonori che metrici dove i Bluvertigo sono più quelli di Metallo non metallo (Inetto), formati canzone acustici con grande gusto melodico tra Pacifico, Truppi e gli Afterhours di Non è per sempre (La tua esigenza) e, addirittura, escursioni punk rock a stelle e strisce (Piccole ossessioni).

Quanto ai contenuti, la dose di ironia inoculata nei testi è così perfettamente misurata ed efficace da rendere l'intero album una sorta di concept su specifici approcci alla moderna quotidianità, dove il diritto di critica individuale non è mero sproloquio ma importantissima capacità di cernita tra ciò che realmente vale e ciò che è da relegare all'archivio delle banalità da terzo millennio. Il tutto con un tocco delicato ma estremamente tagliente – in questo, anche la scuola Ivan Graziani ha dato i suoi succulenti frutti – rivolto alla ricerca di una purezza umana equilibrata ma perseverante, genuina ma ardente tra le viscere di un personalissimo approccio empatico alla realtà circostante.

Da ascoltare e riascoltare per godere al meglio di uno dei lavori più gradevolmente complessi e tematicamente importanti degli ultimi anni.

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La recensione Io sono meno inglese di thè di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-03-24 16:11:22

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