Undici scrigni stracolmi di tesori. La bellezza delle parole, del loro suono e del loro significato talvolta palese, talvolta nascosto. C'è dentro un mondo, anzi di più, un universo di parole e scriverle è stato un atto d'amore, così come fermarsi ad ascoltarle concedendole il tempo che si meritano.
Un posto dove stare è l'ultimo disco di Cranchi (Massimiliano Cranchi), cantautore mantovano classe '82 con cinque dischi all'attivo e tanti palchi importanti calcati negli anni.
Si tratta di una raccolta di undici canzoni d'autore stracolme di libertà artistica duramente conquistata negli anni. La forma canzone viene tirata, stirata e deformata all'inverosimile per contenere i racconti ricchi d'immagini e suggestioni d'oltreoceano.
L'ensemble è per lo più acustico anche se non mancano basso elettrico e qualche chitarra. Per il resto, la batteria, il pianoforte, i fiati, le chitarre acustiche e i mandolini fanno il loro mestiere permettendo ad ogni canzone di avere una collocazione stilistica e geografica.
Pregevole il lavoro di produzione tra missaggio e mastering che preservano le dinamiche e trovano spazio tra le frequenze per ogni strumento, valorizzandone il timbro. Le chitarre acustiche suonano particolarmente calde e proiettate sulle medie frequenze, dando loro il tipico suono nasale di registrazioni storiche di Neil Young, giusto per fare un esempio. la pasta sonora è ricca e ben bilanciata e restituisce soddisfazione all'ascoltatore che può adagiarsi sulle rotondità delle sonorità.
La voce è un capitolo a parte, assieme ai testi. La timbrica riesce ad essere molto mutevole di canzone in canzone e passa da un'evocazione della vocalità di Battiato ma con accento del nord, fino alla forza nervosa ma educata della voce del giovane Guccini. Non ci sono dimostrazioni di forza e abilità tra le linee melodiche ma una semplicità che premia l'ascolto e la focalizzazione dei testi. Testi che procedono per immagini ben precise e i cui colori e sapori indirizzano il racconto. C'è un modo elegantissimo di procedere quasi al contrario con il racconto, assecondando gli scarti improvvisi delle immagini per raggiungere e concludere la trama.
Ci sono diverse citazioni che non saprei dire se sono volontarie o meno, ma che fanno drizzare l'orecchio impegnandolo nella ricerca della fonte della citazione, come ad esempio Plaza Dorrego il cui strumentale sfiora la Bentivoglio Angelina dei Quintorigo. Come detto sopra, non è dato sapere se si tratta di citazione volontaria o fortuita, ma è comunque un quid in più per chi ascolta che contribuisce a tenere alta l'attenzione dell'ascolto.
In conclusione, Un posto dove stare è un disco maturo al cento per cento che va semplicemente colto e gustato facendosi stimolare le papille gustative. C'è dentro una teoria di sapori e di spunti tutti in perfetto equilibrio tra loro che anche soltanto cercare di analizzarli e spiegarli, sarebbe riduttivo e poco utile. L'ascolto risulta sempre stimolante e non ci sono tempi morti o momenti di stanca. SI ascolta tutto d'un fiato e alla fine si resta sazi e soddisfatti.
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La recensione Un posto dove stare di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-04-24 00:00:00
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