Arimus è l'ultimo lavoro di Daniel, artista bresciano con alle spalle decine di collaborazioni con diverse band
Si tratta di una raccolta di dieci canzoni alternative rock composte, registrate, missate e masterizzate da Daniel stesso, autore anche degli scatti del progetto grafico.
Musicalmente parlando, l'ensemble è quello standard della rock band con batteria, basso, chitarre e sintetizzatori/tastiere.
La sezione ritmica, dunque basso e batteria è quella che probabilmente soffre di più un lavoro di missaggio poco accorto e troppo grezzo. Se il kick suona sempre molto secco e in primo piano, il basso invece non si distingue e l'attacco del suo suono è quasi sempre troppo sotto di volume. Il risultato è una spessa coltre di frequenze medio basse poco intelligibile. Al livello compositivo invece è pregevole il gusto per le figurazioni ritmiche non scontate e spesso di giusto impatto.
La sezione armonica di chitarre e tastiere che si occupa di costruire panorami sonori in bilico tra il rock e la psichdelia, risulta forse un pizzico acida sull'equalizzazione delle chitarre, specie nei soli che creano uno stacco con il resto degli arrangiamenti. Le tastiere suonano molto presenti e si ritagliano anche qualcosa in più del solito tappeto sonoro, lanciandosi in qualche frase e riff.
La voce che merita un discorso a parte, si presenta sempre molto asciutta e, sorprendentemente per il genere, abbastanza fuori dal mix, in stile pop italiano. Se da una parte la voce poco effettata è coerente con la crudezza delle sonorità, dall'altra parte è un'occasione persa per poter sperimentare con gli effetti, nuovi ambient sonori e suscitare sensazioni diverse nell'ascoltatore.
I testi richiamano icone e simbologia degli anni novanta, comfort zone per l'autore, che ci si nasconde dentro per poi sbucare all'improvviso, riuscendo ad essere originale ed evocativo.
La tracklist, ascoltata per intero riserva una buona dinamica con un cambio di passo in Millenovecentonovantaquattro che pecca di ridondanza nella parte strumentale, ma che inserisce comunque un'escursione metronomica per risollevare l'attenzione dell'ascoltatore. Altra traccia "disimpegno" è Battuti (beat-tuti) che prepara ad un cambio di sound imminente in Sempre in debito, ballata semiacustica. Il disco si chiude con una sorta di divertissement di ben 10 minuti, una sorta di flusso di coscienza musicale e testuale.
In conclusione Arimus è un disco pieno di spunti, un lavoro certamente sperimentale che non ha alcuna voglia di incasellarsi in uno stile ben preciso, pur partendo dal rock e dalla psichedelia. Un lavoro che con una produzione più accorta e un mastering più approfondito, avrebbe potuto essere anche più soddisfacente da ascoltare. Purtroppo tanti piccoli difetti di missaggio, il poco lavoro di limatura nell'equalizzazione degli strumenti e la mancanza di ricerca di tridimensionalità del suono, rendono l'album piatto e con un feeling sempre disturbato da qualcosa che non suona come dovrebbe. Tolte queste osservazioni tecniche, ci sono diverse tracce che restano impresse in mente e che potrebbero rimanere nel tempo. L'ascolto, tutto sommato risulta fluido e certi ribaltamenti metronomici e di sonorità arrivano nei momenti giusti, per tirare su la soglia dell'attenzione.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.