The Mugshots. Questa mattina intensamente soleggiata lascia spazio all’immaginario horror-punk, occhiate e passi rapidi in una notte piovosa a casa di Frank n’ furter. Risatine malefiche e incipit da cattedrale gotica, le influenze dei Misfits come dei Damned si mescolano a ispirazioni darkwave ("Love on red yesterdays") e slow similromantici ("The mirror"), e tutto è teatralità ed estetica. La presentazione condiziona l’ascolto, parecchio.
Barocchi ed eccessivi in alcuni passaggi, rilassati e schivi in altri, questo lavoro alterna validi pezzi a costruzioni forzate, con tastiere irritanti e voce alla Igor (leggasi Aigor). Me li immagino in improbabili balletti col principe Carletto, zombi, uomini lupo e lune piene, padroni della notte in abiti ammiccanti.
I Mugshots, pur nei limiti del genere, realizzano un lavoro dignitoso, pieno e ben suonato, notturno e surreale, da ascoltare nel mezzo del temporale mentre le porte si aprono e si chiudono senza un perché. Sarà Igor.
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