Brevi apparizioni dal mondo sottile è l'enigmatico titolo del terzo lavoro discografico di Samuele Fortunato, cantautore comasco che prova ad unire i due mondi apparentemente distanti della canzone d'autore e del glam.
Ne viene fuori un disco di sette tracce dai contorni parecchio interessanti, in cui la forma canzone tradizionale si appoggia a testi talvolta surreali e misteriosi. Si comincia con le atmosfere rarefatte e vagamente retrò di "Adieu" e si va avanti con "Il mondo", brano dal titolo classicheggiante e dagli echi che riportano alla mente un Bowie primitivo, stile Rock'n Roll Suicide. L'attitudine di Fortunato è palesemente ancorata ad un'idea di cantautorato anni Settanta, con sguardi che si rivolgono all'attualità soltanto a sprazzi, creando un panorama musicale personale e sorprendentemente originale. Brani come "La canzone del ritorno" sono affini allo stile di Lucio Corsi, mentre altri episodi come "Torre di Cera" guardano a quei mondi già esplorati da un certo Fabrizio De Andrè.
Il cantautore lombardo ci propone un interessante connubio tra glam-rock delle origini e un'idea di canzone pop che si affida molto alla grande tradizioni di autori nostrani. La sua è una scrittura intensa, sensibile, in grado di trovare l'alchimia perfetta con arrangiamenti semplici ma straordinariamente pertinenti al contesto.
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