Con classe, eleganza ma anche ruvidezza introspettiva, Federico Mannella fa il suo esordio discografico con un album denso di idee tra suono e contenuto
Avvolgente, notturno, autunnale, forse anche un po' uggioso ma seriamente intimo, introspettivo, contrastante, graffiante, per certi versi urticante. Sono solo alcuni degli aggettivi setacciabili – e tutti da intendere in senso decisamente positivo, sia chiaro – per provare a descrivere almeno gran parte dell'essenza caratterizzante l'esordio su disco di Federico Mannella, architetto, fotografo e compositore italiano, ma parigino di adozione, che ha deciso di affidare a suoni e parole un coacervo di idee che, per cause di forza umanamente maggiore, non possono non confluire anche in interessanti progetti visuali – si provi ad esplorare il suo canale YouTube per meglio venirne a capo.
Provando in questa sede, però, a decifrare quanto di più musicalmente utile alla causa venga offerto dalla struttura di un lavoro come Grigio, possiamo ritenerci ben lieti di avere a che fare con una sostanza cantautorale non tanto incline a un consueto classicismo di sorta quanto a una sua possibile moderna trasposizione attraverso tratteggi che ne rendono riconoscibili gli eventuali riferimenti più attuali – comunque densi di classicità, però, altre rispetto al contesto di derivazione originaria.
Detto in maniera più semplice e diretta, siamo dalle parti dei Virginiana Miller con impostazione da crooner affabile ma, al contempo, alcolico e corrosivo (Grigio) laddove il surrealismo – in realtà molto realista, a ben guardare l'interiorità dei temi trattati – fuoriesce dalla comune opinione grazie a uno spirito saldamente rarefatto che sembra collidere con la delicatezza circostante ma che, in verità, gioca un ruolo di grande importanza in un contesto in cui calore e spossamento sono le due facce di una medaglia spigolosa e destabilizzante.
Ma la sostanza del discorso non si esaurisce affatto qui, perché l'ambivalenza oscuramente sussurrata di lingua italiana e francese chiama a diretto confronto Georges Brassens e Serge Gainsbourg coi Massimo Volume più emotivamente efficaci e, perché no, anche un po' coi Tiromancino più intimisti di ultimo periodo (Au delà). Ma non tardano affatto a reclamare voce in capitolo anche costanti incursioni pinkfloydiane (Seconda verifica) con demarcazioni noir intimiste (Paris), come pure inflessioni semi-reggae con sottile substrato wave (Welcome), psichedelie lounge eteree da easy listening beffardo (Dove), incursioni latineggianti ma con sguardo verso prog e fusion (Anytime) e sorprese folk acustiche quasi in stile 'americana' (Attimi).
Lavoro di gran pregio e classe che merita palcoscenici riscattabili come capaci di ospitare proposte non comuni ma con tanto da dire sia in suoni e in parole.
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La recensione GRIGIO di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-04-08 17:39:56
COMMENTI (2)
@federico_mannella Grazie a te, Federico. Complimenti e in bocca al lupo per tutto.
@veddie84
Caro Stefano,
cercavo di trovare le parole e l’attimo giusti…ma semplicemente un immenso grazie per questa recensione nella quale è stata colta con grande sensibilità l’essenza del progetto « grigio ».
Cordialmente
federico