Tanti anni fa, in una galassia lontana, quando ero giovane e pieno di belle speranze, ero al tavolo con i Blur. E giuro che questa è una storia vera. Mentre Damon e Graham si abbuffavano di pastasciutte, polente, arrosti e cappuccini, noi del gruppo spalla si chiacchierava con roadies, fonici ed autisti. Finì con l'albionico autista del loro supermegaultrabus che ci snocciolava una lista impressionanti di nomi del rock che aveva portato su e giù per l'Europa.
"Anche un gruppo italiano", ci disse.
Curiosità mista emociòn e sussulto d'orgoglio nacionàl: "Chi erano?"
"I Litfiba".
Ora, era già la fine del 92, e i Litfiba dei tempi migliori erano un ricordo alle nostre spalle, e la svolta rockettaro-tamarra di "Pirata" dopo averci sconcertato ci stomacava alquanto, ma, insomma, di fronte all'infido stranièr mai scoprirsi subito, per cui: "Ah, e come li hai trovati dal vivo?"
"…"
"Non mi sono mai annoiato tanto"
Aveva ragione. Già i Litfiba sono sempre stati uno di quei gruppi nazionali, la cui esportazione è impossibile a prescindere. Motivi, nel loro caso, prima l'assoluto ritardo rispetto alla scena europea ("Desaparecido", dell'85, sarebbe stato già vecchio nel 79), poi – dopo il tradimento - l'assoluto radicamento nella tamarraggine vascorossiana, equivalente di altre tamarraggini ma assolutamente intraducibile all'estero.
Lunga premessa per dire: che bisogno c'è di un altro disco dei Litfiba? Per di più di uno come questo, tratto dal tour del 99, quello di "Infinito", ultimo disco insieme di Renzulli e Pelù. Ancor di più perché fatto di otto brani tratti da "Infinito", sei da "Mondi sommersi" (97), quattro da "Spirito" (94): in assoluto il peggior periodo Litfiba. E non sono certo "El diablo" e "Cangaceiro" a risollevarne le sorti. Nemmeno del rock d'impatto e potente dei primi 90, benché scontato, prevedibile e noioso, c'è traccia in questo live: sul palco c'è una band onesta e niente più, che esegue il suo compitino per bene e va a casa contenta di essersi guadagnata la pagnotta (e che pagnotta, visti i cachet!). Per carità, non voglio essere un integralista: e non stento ad ammettere che a livello di muzak, brani come "Spirito" o "Ritmo#2" sono anche carini, anche se inutili e da sottofondo, che in autoradio si posson anche lasciare, se hai le pile del lettore mp3 scariche, e che insomma c'è di molto peggio. Ma questo cd è fatto anche di assolute insulsaggini come "Mascherina", e non sono poche. Insomma, un live che va bene solo per nostalgici e fan irriducibili, dediti al completismo più totale.
Ma insomma, allora che bisogno c'era di un nuovo disco dei Litfiba? Sbaglierò, ma è che le cose vanno male sia a Ghigo che a Pierone, e quella nota introduttiva del produttore Piero Pelù, che parla della nostalgia del primo concerto, "nonostante i veleni"… Non so, nonostante stia per uscire il nuovo solista di Pelù mi sa tanto che la reunion è dietro l'angolo… Eh già, già…
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"Non mi sono mai annoiato tanto"
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