La fame nera è l'ultimo lavoro discografico di BATTISTA, artista di Avezzano, della classe '93 con tanto studio e esperienze artistiche alle spalle.
Si tratta di una raccolta di 10 canzoni in bilico tra il pop, il rock e un non so che di punk, che non guasta mai. Chitarre ben in vista, che reggono gran parte di un arrangiamento dal gusto minimal perfettamente funzionale a dei testi molto ritmici e serrati, quasi trap. Argomenti che spaziano da momenti introversi e sentimentali fino a spunti sociali anche scabrosi.
Al livello arrangiativo, come già anticipato, vince la formula del "less is more" e cioè il lavoro che si percepisce è quello del togliere tutto il superfluo per far risaltare l'essenziale. Nel caso di questo disco sono voce e chitarre ad essere essenziali, mentre anche batteria e basso emergono d'improvviso e con la stessa velocità scompaiono. Stessa cosa dicasi per effetti e tastiere che servono a colorare qua e là.
Il piglio è molto rock, se non addirittura punk. Anche la voce si muove in bilico tra i due ambiti, spesso più cantilenante che cantante, sicuramente non tecnicamente eccelsa, ma sporca e diretta al punto giusto, riesce a trainare tutto il disco con carattere e grinta. Al livello di testi si mischiano spunti molto poetici a strofe didascaliche e direttissime al centro del discorso, come ci fossero almeno due facce opposte dello stesso artista, quello duro che si oppone al mondo e quello tenero che si difende con grandi pareti valicabili soltanto dalla musica.
Al livello produttivo, il missaggio è da manuale del pop italiano, con voce ben sopra il mix e con tutti gli accorgimenti necessari, tra compressione e equalizzazione, per rendere le parole intelligibili e facilmente comprensibili. Si poteva forse osare qualcosa in più sulle frequenze basse che sembrano piuttosto magre rispetto a dove i pezzi sembrano voler andare a parare.
In conclusione La fame nera è un lavoro maturo con carattere da vendere e sicurezza dei propri mezzi. La voce si prende sulla schiena tutte le responsabilità e porta a termine il proprio lavoro guadagnandosi la fiducia dell'ascoltatore canzone dopo canzone. Questo per un mix di fattori che partono dalla capacità di non aggiungere orpelli effimeri agli arrangiamenti, di non barare con la voce, la capacità di raccontare storie e stati d'animo senza filtro e, non ultima, l'abilità di costruire una tracklist piena di dinamiche. L'ascolto risulta pertanto molto fluido e l'attenzione resta alta, senza essere confusa da effetti speciali, perché i veri effetti speciali di cui tener conto sono le canzoni stesse.
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