Con il piglio del cantautore pieno zeppo di voglia di comunicare le sue riflessioni con la chitarra in mano MAGICOMAGGIO pubblica il secondo volume delle sue Cartoline dall'esilio. Come chi è costretto a passare molto tempo in solitudine assoluta, ma non distaccato dal resto del mondo, il cantautore lombardo osserva e lascia che le sue idee sul presente divengano musica quasi in autonomia, senza troppo lavoro di cesello, forse per non intaccarne la spontaneità.
Protagonista assoluto di questa manciata di tracce è il vento, a volte infilato nei titoli, altre nei testi, altre volte non nominato, ma condizione necessaria per l'esistenza del racconto di MAGICOMAGGIO. Il vento prende forme differenti, è ostacolo la cui avanzata non si può interrompere, è simbolo di un moto politico di persone che avanzano verso il futuro. Mai univocamente inteso, si districa tra le sonorità differenti che caratterizzano il disco, da quelle marcatamente folk ad altre non particolarmente convincenti, al confine tra rock e sbavature di metal.
Visto il lasso di tempo intercorso tra la stesura dei brani, è interessante assorbire queste composizioni come testimonianze, più o meno romanzate, della vita dell'autore, che ripercorre o riporta in tempo reale esperienze degne di essere regalate. E lo fa senza lesinare sui tempi, sulle durate, sulle parole spese. C'è una viva sincerità in Cartoline dall'esilio Vol II, che però non sempre è sostenuta da un'esecuzione all'altezza.
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