Tuttaposto è una carezza musicale, un sussurro delicato che si ha quasi paura di interrompere durante l’ascolto, rovinandone la purezza.
Per i Senna è il secondo album dopo Sottomarini, un lavoro che emerge da due anni di pandemia, ed è innegabile l’impatto che la situazione generale ha avuto sulla band. Infatti, riflessioni su paura e solitudine si contrappongono a tenerezza e amore attraverso le immagini spesso irreali che popolano i testi delle canzoni.
La normalità può essere interessante, dipende da come viene raccontata; la quotidianità può non essere banale, dipende dalle parole con cui si sceglie di narrarla, ed i Senna riescono a trovare sempre quelle giuste.
Sonorità analogiche, a volte ai limiti dello sperimentale, affiancate dall’utilizzo di strumenti particolari come il theremin, sono accompagnate da chitarre acustiche, soprattutto nei brani più intimi, come i due brevi intermezzi Dove pt.1 e Dove pt.2, che intrecciano ricordi e sogni in registrazioni di pochi secondi.
Ciascuna della dieci canzoni riesce ad essere a suo modo interessante, a partire da Stalattiti, brano di apertura, dove l’intimità viene portata dalla musica ad una dimensione quasi onirica, fino ad arrivare a Siderale, brano con una melodia più complessa che rimanda a delle sonorità vicine a Brian Eno accostate ad immagini più sfuggenti e visionarie.
Il secondo lavoro della band di Ostia convince sin dal primo ascolto, ed anzi, è una riconferma della sua bravura. In Tuttaposto è riuscita a fare dell’analogico e di una familiare semplicità le caratteristiche centrali per il suo immaginario.
I Senna hanno oltrepassato i confini dell’ordinario, arrivando ad una scrittura ancora più raffinata, in grado di dare vita a sensazioni concrete rafforzate da piccole verità e sogni raccontati a bassa voce per non spezzare la magia.
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