‘Credere di pensare’ è il terzo lavoro in studio dei Raniss, un album che arriva in un momento particolare della vita della band non solo perché, come tutta la musica dell’ultimo periodo, nato sull’onda degli smottamenti pandemici, ma perché presento una formazione nuova e un nuovo cantante. E partiamo proprio da qui, perché la voce di Gabriele Catoni, soprattutto ad un primo ascolto, è l’elemento che più facilmente getterà l’ancora nella testa di chi passerà attraverso queste tracce. Merito di una batteria di ottime linee vocali e di ritornelli ficcanti, sorretti da un’interpretazione energica, tecnica ma non priva di calore, che posiziona la dimensione vocale a metà tra i modi dell’alternativa rock nostrano, sempre contaminati in qualche forma dall’imprinting melodico del Bel Paese, e la lezione della scuola di Seattle.
Tutto il discorso musicale di ‘Credere di pensare’, in fondo, fa capo a questi due poli, leggermente inclinato verso l’asse dell’alternativa statunitense, del grunge e del post grunge con la sua spennellata di sensibilità anni 2000. In questo quadro non può mancare la consueta dose di ballad e semi-ballad pronta ad aprirsi tra ritornelli e assoli; senza infamia e a tratti con qualche lode, si tratta comunque dei momenti meno memorabili del lotto di canzoni, se non altro perché non se ne avverte troppo la mancanza in presenza di brani come l’ottimo Altalena, dove una certa dimensione emotiva e melodica riesce a convivere facilmente con una batteria irrequieta e un comparto elettrico bello massiccio. È proprio in quest’equilibrio, certamente più che nella varietà delle canzoni o nella loro freschezza, che sta il principale motivo per cui il nuovo parto dei Raniss si può tranquillamente consigliare a chi cerca grunge melodico, alternative rock, distorsioni alte e melodie importanti.
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