A Bologna i Korobu sperimentano senza limiti con strumenti etnici, elettronica e blues-rock mostrando un altro modo di fare musica.
È in un trio bolognese - i Korobu - che confluiscono musicisti esperti, accomunati dal desiderio di dare vita ad un’esperienza poliedrica e imprevedibile. Gianlorenzo De Sanctis, Alessandro Rinaldi e Christian Battiferro hanno ormai familiarità con progetti di successo undergroud e questo li ha sicuramente aiutati nel trovare una sintonia sulla quale costruire un disco che si articola in scelte disallineate da quelle del panorama più comune. L'uscita del loro primo disco - Fading | Building - porta con sé un'altra novità. La produzione vede Giovanni Gandolfi alla guida della Locomotiv Club Record, appena nata da una costola dell'omonimo locale di Bologna.
Si potrebbe parlare di un rock psichedelico, ricco di contaminazioni dall’elettronica e dal blues, ma l’etichetta apposta a questo lavoro non attecchirebbe, scrollata via dalla curiosità che accomuna la band. Gli strumenti non sono solo mezzi con cui esprimere un messaggio, non sono macchine perfette e intoccabili. Mettervi mano, reimpostare i sintetizzatori, pensare alla sezione ritmica al di là delle batterie acustiche e delle drum machine, è questa la scelta radicale dei Korobu che insegna ai musicisti l’importanza della sorpresa, della ricerca del proprio linguaggio musicale. È da questa sintonia con la strumentazione che nasce una voce unica, che comunica con le note così come con le parole.
Sulle orme della sperimentazione nello stile dei Talking Heads, con la stessa fame di fusioni inaspettate che caratterizzava Frank Zappa, i Korobu riescono a scansare ogni definizione stringente. Dal guiro, allo seeds shaker africano fino a uno scetavajasse napoletano, questa sezione ritmica si incastra con sintetizzatori, arpeggiatori e chitarre senza alcuna paura di sembrare fuori luogo, dando vita a esperimenti come Dropped Pleasure. Tuttavia, la serietà sta nei dettagli, nei microfoni ricercati con cui vengono effettuate le riprese audio, che dimostrano come l’originalità del gruppo non si limiti solo alla musica, ma invada anche i retroscena più nascosti, facendone una scelta sincera e totalmente abbracciata dalla band bolognese.
L’ambiente straniante creato dagli strumenti elettronici è tutt’uno con il messaggio dei testi, una denuncia dell’esito che i processi produttivi rovesceranno sulla realtà sociale. Lo stesso concetto è visibile da ogni angolazione. Anche l’arte grafica – presente grazie al video di Roads, realizzato da Ericailcane – ha gli stessi fini, perseguiti grazie alla rappresentazione di un topo che rinuncia ad una mandorla per manomettere una macchina. In questo modo i Korobu dimostrano di schierare la loro musica a favore di una causa precisa, con la stessa decisione messa nella costruzione dei brani.
---
La recensione Fading | Building di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-04-08 00:10:00
COMMENTI