Ballate dark-rock d'autore per narrare storie di notti sbagliate, di scommesse, di vino e veleno
Il primo album solista del cantautore milanese Pier Adduce (Guignol) raccoglie nove ballate di dark rock. Se lui ci mette voce, chitarra e armonica, vari amici affiancano piano, mellotron, slammer drums, cimbali, organo, ebow e piatti. All'occorrenza si aggiungono anche le voci femminili di Barbara Eramo e Sarah Stride.
Così la voce e la chitarra elettrica distorta di Rimani tu, quasi da sole, aprono la tracklist dell'album che racconta soprattutto storie di volti passati, di solitudini, di notti sbagliate, di "vino o veleno", di amici persi, di amori e non amori arpeggiati da una viola (Non per amore), di scommesse e teppisti. Se Carta moschicida mette in scena uno storytelling critico nei confronti dell'era degli schermi, dal finale metaforicamente tragico, il disco si chiude con l'oscurità di Fino in cima e la psichedelia di Additivo.
Il lavoro offre il punto di vista del cantautore, con la sua personale interpretazione dei brani e con un graffiante spirito lo-fi. La scrittura è profonda e tagliente, forse manca solo un filo di speranza in più, anche nascosto fra i rivoli dei testi. Si potrebbe inoltre avvertire in qualche punto un bisogno di maggiore orecchiabilità ma, d'altra parte, questi brani sono appunto l'espressione di un immaginario specifico e della visione dell'autore.
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La recensione La bottiglia blu di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-05-26 22:54:19
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