Come il libro noir di Scerbanenco (diventato poi film) da cui il gruppo lombardo prende il nome, il nuovo album, Juvenile Street, sembra costruito in capitoli che intrecciano parole, immagini e personaggi tra di loro: l’unico modo per comprendere il lavoro nella sua totalità è abbandonarsi alla narrazione, seguendo la musica.
La sonorità della band rimane sempre all’interno di post punk e new wave, orientati verso dei territori più oscuri vicini al goth rock; un esempio è Yvonne la nuit, canzone quasi del tutto strumentale, con una melodia avvolgente ed ossessiva, dove il cantato, per quanto poco presente, appare quasi superfluo.
Altrettanto convincente è New Kind of Sex, non solo per la melodia che, senza coinvolgenti crescendo, diventa tutt’uno con la voce, in un gioco di metafore e provocazione.
All’interno del disco sono presenti anche degli sconfinamenti in altri generi, come nel caso di She doesn’t wanna come back, più vicina al punk, e New York Blues, dove però il richiamo nel titolo appare eccessivo essendo il brano ancorato al rock in modo evidente. Interessante è il sound dell’unica ballad presente, Losing game, dove voce e strumenti instaurano un discorso musicale rispondendosi a vicenda.
Nel complesso il nuovo lavoro de I Ragazzi del Massacro convince, soprattutto per il modo in cui le melodie riescono a far immergere chi ascolta all’interno del loro mondo; differenti sono le sfaccettature che la band presenta all’interno dei testi attraverso vari argomenti, continuando a sfogliare le pagine di un immaginario e coinvolgente libro dove sono gli strumenti a sostenere l’intera trama.
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