Cantautorato ricco di groove per il batterista umbro, giocando con generi e riferimenti
Kiko KC è un batterista, e si sente tantissimo. Esattamente come si sente nei dischi di anderson paak., per intenderci, con la parte ritmica dei pezzi a muovere la groova dell'intera opera, dagli arrangiamenti alle metriche, qui scandite, qui sghembe per rinnegarla. Questo è il primo punto da segnare nel tabellino del nuovo lavoro discografico del cantautore Umbro, intento a raccontare il cambiamento nello spirito di qualcuno che decide di dedicarsi completamente a un progetto senza, appunto, Nessun Piano B.
Il groove si sente, ok, ma c'è un gusto della melodia fortissimo, anche negli arrangiamenti che ricordano Stevie Wonder, alcune cose di Quincy Jones e il soul dei capisaldi di quel songwriting che comprende vede gli altri strumenti e la produzione come parte integrante della tessitura melodica.
I testi figli del cantautorato italiano dai '90 in poi, da Silvestri e Bersani fino a sconfinare nella contemporaneità del rap più narrativo di Willie Peyote – soprattutto nella opening track Via da qui (Via da chi) -, senza mai perdere l'attitudine da live band, come la funky Palcoscenico, mentre le quasi acustiche Colore Nel Dolore e Rimani mettono sotto i riflettori la vocalità chiara e personale di Kiko KC.
Un progetto introspettivo che non ha bisogno di nascondersi ma si veste e spoglia dei generi in maniera giocosa come in Sogni di coriandoli, che muta di continuo sorprendendo a ogni cambio di ambientazione ed è tra le migliori del disco. Che quando non c'è nessun piano B si trova il coraggio di tentare esperimenti, in questo caso, riusciti.
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La recensione Nessun Piano B di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-04-30 00:00:00
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