Cosmetic
Paura di piacere 2022 - Rock

Paura di piacere
15/04/2022 - 00:04 Scritto da Gabriele Vollaro

Grumosi e disomogenei i Cosmetic sbattono un totem sulla cover del loro nuovo album, un enigma dove le derive pop non sembrano fare più così paura

Sembravano essere approdati quasi definitivamente nella dimensione del dream pop. Plastergaze poteva sembrare all’apparenza un disco di transizione, un tentativo di sondare un passaggio sonoro, e invece era una perla opaca e massiccia di grande bellezza, per quel suo carattere sfuggente, per quel senso di non essere alla ricerca di un legame con nulla, in un’inquietante fluttuare continuo. La traiettoria dei Cosmetic verso il pop ha provato a trovare un completamento con l’ultimo loro lavoro, Paura di piacere. Il titolo è già un programma, come se nell’assecondare sonorità meno ruvide ci sia un tabù da sfatare, uno sguardo di troppo da dare al resto della scena italiana, di cui loro sono tra gli esponenti più brillanti, e la cui storia non è molto facilmente ricostruibile, se non cantando le loro canzoni.

Dalla primordiale Phon, fino alle ultime In faccia al mondo o La luce accesa, c’è sempre stata la melodia sulla strada dei Cosmetic, ma in questa ultima fatica tutto intorno si è andata costruendo una struttura ad armatura. Aprendo i rubinetti dell’emotività, come a dire che rimanendo poco tempo c’è da lasciar uscire tutto, le chitarre han fatto di nuovo capolino. Ma non sono le chitarre di Conquiste, anche se non ci sarebbe nulla di male. Sono chitarre che abbracciano i synth, facendosi più liquide, voci del lamento di un cuore allargato all’inverosimile.

Oltre al marchio di fabbrica “cosmetico” nella composizione, che in tutta la prima parte del disco è rintracciabile con facilità, arriva anche il guizzo, la novità sotto forma di vocoder. Zucca è un brano bizzarro, forse non del tutto riuscito, ma in cui si vede una forzatura stilistica, un tentativo isolato e non certo comprensibile, che va ad evidenziare un fatto: Paura di piacere non è un disco in cui si può ondeggiare, nonostante qualche momento dal sapore shoegaze. Le spigolosità dei Cosmetic, a braccetto con la loro nuova anima pop, sono figlie legittime dell’incertezza, di un navigare a vista che richiede qualche colpo brusco in più del solito. In questo solco stanno tracce come TTTT, ermetismo iper nervoso, o Anni ’90, dove al posto del solito stile lirico subentra un racconto lineare e ricco di situazioni riconoscibili e qualche cliché.

Per la prima volta così grumosi e disomogenei, ma forse più accessibili del solito grazie a tre singoli perfetti in cui compaiono anche i nomi di Adessso e Vrcvs, i Cosmetic sbattono in copertina un totem composto da un’aquila, un granchio e il teschio di un mammifero, inserendoli anche nel trittico spaventoso iniziale. Dopo una prova così fragile, enigmatica e consapevole non avranno più paura di piacere, avendo iniziato a farci il callo. Oppure resteranno imbevuti di questa inquietudine, cuore pulsante di un disco che lascia trasparire tutta la sofferenza e le domande di una grande band.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.