Alessandro Fiori Mi sono perso nel bosco 2022 - Cantautoriale, Pop, Alternativo

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Tra il terrore e la pienezza di vita che scorrono nella voce di Alessandro Fiori, un nuovo disco di grande cantautorato

Qualcosa è finito e ha lasciato un segno deciso. Il nuovo disco di Alessandro Fiori è composto dalle tracce residue di questo segno. Tracce che conducono in una casa dalla luce violacea del centro Italia. In ogni stanza suona un carillon con un motivetto facile da ricordare, ma pieno di suoni a volte calanti, altre semplicemente bizzarri. Nenie del giorno dopo che servono ad assorbire un dolore latente.

Mi sono perso nel bosco, questo il titolo dell'intero disco, e della title track che apre le danze. Un modo di iniziare che mette sul tavolo dal principio quella chiarezza che la musica di Alessandro Fiori ha sempre avuto, nonostante le stramberie stilistiche che ha sempre ricercato, da solo, coi Mariposa, fino ai deliri del progetto Scudetto. Ad essere chiara è la direzione di questo nuovo lavoro, distante dalla sperimentazione elettronica e buia di Plancton, e rivolto ad un'apertura emotiva enorme che passa dalla moltitudine di strumenti suonati. Il muro sonoro in cui si danno il cambio pianoforti, chitarre, violini e clarinetti regge un racconto in cui non c'è spazio per la disperazione, ma dove nel diradarsi della nebbia non si vede comunque il sole.

Questo dice Io e te, brano in collaborazione con un Brunori Sas alla vecchia maniera, nel delineare una strana storia d'amore, piena di progetti per il futuro già ridimensionati in partenza, in un bagno di ironia disillusa. In Fermo accanto a te, dove compare un'altra voce familiare, quella di Levante, l'amore è finito, e l'idea di ricucire i rapporti è crocifissa senza pietà dalla lei della coppia, che rinfaccia  la noia mortifera delle abitudini quotidiane in un gioco tragicomico

I passaggi dal melodramma art-rock alla ballata piovosa sono dei salti nel vuoto inaspettati e dolci da star male. Per questo Una sera e Per il tuo compleanno, delizie liriche sospese tra Gino Paoli e Lucio Dalla, due estremi richiamati tanto nella composizione quanto nell'attitudine, al posto di mettere il coperchio sulle varie figure di questa matrioska, lasciano tutto aperto, spalancato sulla notte. Sospeso tra il terrore e la pienezza di vita che scorrono nella voce di Alessandro Fiori, custode inesauribile di un cantautorato di grande fattura. Sono sempre i quadretti quotidiani a farla da padrone nel suo grande immaginario, insieme a una tenerezza d'altri tempi.

Nel suo dischiudersi all'ascolto il disco è talmente pieno di momenti e suoni preziosi che si arriva a fidarsi ciecamente delle suggestioni che arrivano, spesso così essenziali da lasciare nello sconforto. Il colpo di grazia arriva sul finale, dove nel ritornello di Troppo silenzio, complici i cori inconfondibili di Dente, il motto di Calderòn de La Barca "La vita è sogno" viene continuato. Per paura del nulla assoluto la vita si è fatta sogno, ha deciso che fosse meglio così. Mi sono perso nel bosco lascia il suo ascoltatore in questo mare, con il piano a scandire l'ultima melodia, gli echi di voci campionate e di synth che si diradano. Come la nebbia.

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La recensione Mi sono perso nel bosco di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-04-22 00:00:00

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