Un concept album di quattordici brani che provano ad esorcizzare la solitudine, la grande nemica del nostro secolo.
Pain Party è il titolo del nuovo lavoro discografico di Don Said, rapper siciliano trapiantato a Milano che nel 2019 aveva pubblicato il suo primo extended play intitolato Luna Park.
L'artista catanese classe '99 naviga a vista in un oceano di sonorità che hanno il loro retaggio nella cultura rap e hip hop, ma si lasciano affascinare da suggestioni trap e atmosfere urban. La narrazione di Don Said si regge su una scrittura complessa ma assolutamente efficace, sempre chiara e diretta, grazie anche all'accompagnamento di beat energici e ben costruiti. Ne viene fuori un disco a tratti molto rabbioso ("Goodfellas") che contiene parecchia biografia personale ("Funny Games"), facendo emergere solitudini antiche intrappolate in vortici di inquietudine e sofferenza. Il rapper catanese cerca una strada per affrontare l'oscurità, mettendo le sue liriche di fronte ad un bivio perenne tra la voglia di reagire e quella di abbandonarsi al "finto" e doloroso party della vita ("Lollipop"). Non è un caso che spesso nel disco l'energia e la rabbia si abbandonino alla pura malinconia, in una specie di flusso di coscienza dai colori urban necessario a depurare il presente e il passato ("Crackhouse").
Pain party è un disco intimo, con una struttura tematica che lo rende a tutti gli effetti un concept album su un periodo della vita che aveva urgenza di essere raccontato, come una terapia da seguire quotidinamente, senza forzature.
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La recensione Pain Party di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-05-14 08:25:31
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