Marta Tenaglia
Guarda dove vai 2022 - Soul, Pop, Elettronica

Guarda dove vai
13/05/2022 - 10:32 Scritto da Martino Fiumi

La dolcezza sconcertante di una cantante che intrappola in un genere avvolgente ricco di drum machine, campionatori e chitarre acustiche.

Marta Tenaglia è una cantautrice di Milano, ventotto anni, la maggior parte dei quali spesi a suonare la chitarra scrivendo confusamente dei pezzi che nel 2019 sono stati scartati, smembrati, aggiustati e rivisti per lanciarsi con coraggio all’inseguimento di un sogno, fare della musica il proprio mestiere. Grazie alla produzione della Costello’s Records e al lavoro di Federico Carillo – che tra gli altri ha già avuto a che fare con Ermal Meta e i Canova – il primo album di Marta, Guarda dove vai, è un pacchetto di suoni incredibilmente incastrati tra loro, in grado di comunicare emozioni semplici e potenti, sincere.

Il primo carattere da cui si viene colpiti nelle canzoni di Marta è la gentilezza della sua voce, la stessa che trasmettono Phoebe Bridgers o Julien Baker, che non smette di stupire per tutto il resto del disco. Non si presta a particolari virtuosismi, ma con leggerezza sconcertante e un sussurro magnetico inchioda chi ascolta, lasciando immobile chiunque con l’unico desiderio di farsi cullare ancora nel mondo intimo che Marta porta cantando. Si fa avanti con timidezza in pezzi energici come Ikea o Presomale, per esplodere nei ritornelli in cui la ritmica incalzante e l’armonia priva di ornamenti superflui allargano l’immagine stereo, mettendo la voce al di sopra di uno spazio più ampio e permettendole di rendersi più coinvolgente.

Tra drum machine, campionatori, chitarre acustiche e sintetizzatori, Guarda dove vai è un insieme di influenze che non trovano soluzione di continuità, immergendosi l’una nell’altra tra elettronica, soul e pop. Rimangono però definizioni insufficienti per rendere giustizia al mosaico completo del progetto, un lavoro che riesce a trascinare grazie ritmiche costruite dagli incastri delle parole senza ridursi a un esperimento di itpop. È un disco affascinante, che svela anche l’attenzione dell’artista – parola da usare con parsimonia – per il suo ruolo. Consapevole della visibilità che può avere, la decisione di usare il genere neutro in Alda Merini centravanti rivolgendosi a “tuttu quantu” è un segnale che spera di essere colto, “perché tutto è e deve essere politico”.

È questo, infine, il periodo in cui Marta si cimenterà nei primi live – quello al MI AMI è già annunciato – provando a portare la cortesia delle sue canzoni in concerti ricchi di elementi musicali che possano regalare performance toccanti. Se lo fossero solo la metà dell’album sarebbero già spettacoli di una ricchezza artistica unica.

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