Il filo conduttore è il mondo animale, che torna di continuo sotto forma di metafore ed immagini in relazione alla realtà umana: nel suo nuovo album Gianluca Testa crea un bestiario che va di pari passo con la vita quotidiana e la sua percezione del mondo.
Difficile è cercare di inserire Animanomalie all’interno di un genere preciso, perché ogni canzone appartiene ad un universo sonoro a volte anche del tutto differente rispetto al resto: si passa da un pop cantautorale dalla melodia essenziale, con la voce accompagnata solo da chitarra, a pezzi dal sound elettronico e ritmi ossessivi.
La scrittura di Gianluca Testa riesce a rendere ogni brano a suo modo coinvolgente, soprattutto per gli intrecci di parole che riesce a creare, tra rime e descrizioni che rendono quasi visibile la fusione tra animali e uomini. Interessante all’interno del disco è Il karma del lupo, d’impatto grazie alla sua base frammentata e nervosa ed il crescendo più esplosivo sul ritornello.
Proprio per il continuo spaziare da una sonorità all’altra, da un genere all’altro, l’album non appare però del tutto coeso al suo interno; oltre alle immagini ricorrenti di animali infatti le canzoni, essendo così tanto differenti le une dalle altre, lasciano qualche interrogativo sulla coerenza interna del lavoro complessivo nel momento in cui ci si immerge lasciandolo scorrere per intero.
La sua poca linearità purtroppo rende l’ascolto intermittente e a volte, anche di fronte ai pezzi dalle tematiche più immediate come Pandelusione o Cattività, c’è il rischio di trovarsi spaesati dalle scelte sonore, che vanno ad indebolire l’intensità di altri aspetti, come la particolarità della scrittura.
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