Disco di brani onirici e rarefatti, rock esistenziale nella sua espressione più genuina e passionale
Transumanza è il titolo dell'esordio discografico dei Diamarte, band molisana che nel 2020 aveva attirato l'attenzione di Carmelo Pipitone, che ha poi accompagnato il quartetto nel percorso verso questo interessante esordio (lo conferma la sua presenza nel brano "Fuori Traccia").
Il sound dei Diamarte è lo specchio dell'ambiente in cui si è sviluppato, una distesa di boschi isolati e solitari, realtà sociale, culturale e geografica troppo spesso dimenticata e ancora più spesso sottovalutata. La band molisana propone un rock ancestrale e a tratti primitivo, con le chitarre che cercano di continuo la distorsione e la dissonanza, cucendo intorno alla voce una serie di atmosfere che ricordano molto gli anni '90. L' apertura è affidata a "Resisto", traccia che impatta benissimo prima di lasciare spazio alla splendida "Marie", brano che ci riporta ai fasti dei vecchi Marlene con più di un elemento sonoro che guarda a monumenti come Alice in Chains e Sonic Youth. C'è spazio per l'inquietante "È corta e non è sadica", traccia sperimentale che sembra una b-side di Requiem dei Verdena, una specie di intermezzo che anticipa la splendida "Falso Risveglio", instant classic di rock alternativo che cattura al primo ascolto. E poi ci sono i quasi sei minuti di "Fiori in via Fani", traccia manifesto di una band che sembra aver trovato la quadratura al primo colpo.
Transumanza è un disco di movimenti rock autentici e sanguigni, con un taglio poetico che non si sentiva da parecchio tempo e una maniera di arrangiare i brani che riesce ad esaltare e a commuovere al tempo stesso. Di sicuro una delle migliori scoperte di questo autunno, forse dell'anno.
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La recensione Transumanza di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-10-30 06:36:58
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