Mediterranea, almeno per il mio modo di intendere e "vedere" la musica, è il cuore, pulsante e palpitante, di questo MELODIA PLEBEA di antihero, al secolo Marco Calderano. Calderano, in questo suo disco solista, e segnatamente nel brano Mediterranea, riesce a centrare il suo obiettivo: ovvero mostrarsi per quel che è in quanto artista, con i propri gusti, punti forti (e perché no, pure quelli deboli) e, soprattutto, per le sue vibrazioni ritmiche. Vibrazioni, che è bene dirlo all'inizio di questa mia recensione, sono quasi sempre sintonizzate su ritmi lenti e cifrati, slowcore per l'appunto, come lo stesso artista non ricorda mai abbastanza.
L'atmosfera vagamente jazz che si respira nel prosieguo dell'intero disco poi fa il resto, dando a MELODIA PLEBEA una dimensione, al tempo stesso, d'essai ma anche popolare. Certo, come avevo detto prima, l'album non è privo di difetti, anzi, con una seconda parte che, ahinoi, non è all'altezza della prima e con alcuni meccanismi, specialmente dal punto di vista della composizione e orchestrazione, che finiscono per ripetersi un po' troppo volte.
Però, al netto appunto di queste sbavature, il lavoro è buono e l'animo di Marco Calderano, almeno per quanto ne possa capire io, abbastanza "puro" da meritarsi più di un ascolto.
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