Nuovi Orizzonti Artificiali (N.O.A.) Quindiciditadispazio 2006 - Rock, Industrial, Elettronica

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Vinta la rassegna Rock Targato Italia nel 2001 e ritirato il premio Amnesty International due anni dopo, i milanesi Nuovi Orizzonti Artificiali (NOA), giungono all’album d’esordio con l’etichetta torinese i.presume. Ci arrivano dopo una lunga gestazione, perdurata da agosto 2004, quando iniziarono le registrazioni al celebre Transeuropa Studio di Torino e fino al 2006, anno di pubblicazione di “Quintididitadispazio”. La mano del produttore Carlo Rossi in sede di mixaggio di alcuni pezzi si sente ed è una garanzia sulle buone intenzioni del gruppo che ha ospitato nel suo storico studio piemontese.

Le dieci tracce del disco scorrono tra synth-pop e rock, senza grandi scossoni ma con gradevolezza, immerse in echi di Bluvertigo e Ustmamò, con il piglio dandy malinconico dei Baustelle e la marcatura stretta dei Subsonica. Il primo nome citato sovviene inevitabilmente all’ascolto di “0.36 (frequenza stabile)”, una song piacevole ma che si appesantisce del troppo evidente accostamento al lavoro di Morgan ed ex soci. Meglio puntare allora su “La fabbrica” e “Artenoire”, una tagliente e l’altra dai risvolti epici. Oppure “Svelando Salomè”, uno dei due singoli e la liquida “L’uomo che se ne volò via”.

Se musica e melodia appaiono gradevoli, sono in realtà i testi a risaltare particolarmente, tra il folle ed il geniale, tra il romanticismo ed i riferimenti sessuali. Come rimanere indifferenti ad affermazioni sesso-dipendenti quali “Mi spiace deluderti, posso restare al di fuori dell’orbita fica-centrale” o “Non voglio il ventre tuo, non sprecar lacrime, la terra arida non dona fiori”? Ma il top in tema lo toccano in “Svelando Salomè”: “quindici dita di spazio tra il mio cuore e il cazzo, eppure tu con leggiadra maestria, riesci solo a colpirmi li giù”. Vero amore, eh? Ma il vocalist Paolo Soffientini sa accontentare anche i patiti delle storie d’amore, ovviamente travagliate: “Ti dimentichi di me e se penso a quello che è stato per ogni lacrima ho una cicatrice sul cuore a ricordo del passato. Ti dimentichi di me, baratto sogni ai rimpianti ma un fiore che fa sbocciare un sorriso val più dei tuoi diamanti.”. Tra genio e sregolatezza, come si suol dire. Sesso e amore i temi prevalenti, ma c’è dell’altro, nelle liriche, con esplorazioni introspettive o la denuncia di certi limiti alla libertà: “Fabbrica di idee impazzisce chiusa in una fabbrica.”.
Per trarre le dovute conclusioni, si può dire, in sintesi, che abbiamo per le mani un buon lavoro di presentazione al pubblico, elegante ed al passo coi tempi, con testi ficcanti che tagliano come lame affilatissime e che rendono perfettamente l’idea del messaggio da comunicare.

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La recensione Quindiciditadispazio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-12-01 00:00:00

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