Il secondo album del duo italo-brasiliano riparte da una maggiore cura dei suoni per procedere su strade stilistiche e concettuali pregevoli e tematicamente interessanti
Notevole esperimento di commistioni sonore conformi a regole non scritte ma, allo stesso tempo, tendenti a un concetto di sperimentazione personale di tutto rispetto, quello posto in essere dal duo italo-brasiliano – attivo tra il bel Paese e l'Inghilterra – Hate Moss tra le viscere del nuovo album NaN, seconda produzione indipendente targata Stock-a Records / Stock-a Production – marchio che vi invito ad esplorare.
Rispetto al precedente esordio in studio Live Twothousandhatein, certe incursioni lievemente noise e lo-fi, in questa nuova circostanza, si attenuano in favore di una ben più netta attenzione alla cura dei suoni e degli arrangiamenti, optando per una selezione stilistica che prende in prestito diversi spunti da diramazioni passate ma – e questo è il punto – lo fa con la saggia consapevolezza di chi sa perfettamente in che direzione procedere per ottenere i risultati prefissati, senza lasciare quasi nulla al caso e, soprattutto, senza mai dimenticare l'importanza di cesellare una sostanza emozionale trascinante e avvolgente.
Percorrendo tortuose ma necessarie strade sensoriali in termini contenutistici legati a concetti importanti e delicati quali l'odierna freddezza esistenziale e la rispettiva ricerca di una divergente direzione umana percorribile, NaN – che sta per 'not a number', ovvero indefinito e non rappresentabile – utilizza anche più di un idioma per tagliare un traguardo che, in realtà, è più un nuovo inizio che un conseguimento artistico su cui potersi adagiare.
Per quanto possa essere evidente una maggiore predisposizione alla fruibilità commerciabile di un prodotto più coeso e compatto rispetto alla precedente esperienza, NaN è un album non semplicissimo laddove l'estasi uditiva passa anche, quando non soprattutto, per scelte estetiche di impatto ma luminosamente complesse, molto ben architettate nei congegni strutturali e nella conformazione complessiva degli arrangiamenti. Ecco perché produce notevoli dosi di dopamina il procedere dall'elettropop con diramazioni electroclash di Neve alla sofisticatezza semi-trip hop di Pensar, spianando la strada anche a sonorità techno esplosive che non disdegnano un certo sguardo a suggestioni ambient (Dei buoni dei) e abissi dark intrisi di industrial tellurico e psichedelia tribale (Birdaha). Il tutto passando anche per formati canzone di stampo pop ma con tempi dispari e sottigliezze strumentali fuori dalla logica commerciale (Eremita), cenni glitch per sonorità rave su stratificazioni lisergiche (Fog), spunti dark ambient per momenti synthwave delicati ma spiazzanti (Peonia) e derive synth-pop quasi retrofuturisticamente vaporwave ma con incedere dance forsennato.
Ottimo lavoro da cui ripartire per dare respiro e cognizione di causa a un progetto dalle solidissime basi estetiche e concettuali.
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La recensione NaN di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-05-24 16:00:16
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