whitemary Radio Whitemary 2022 - Indie, Elettronica

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Grande musica per ballare da dio, frutto dell’estro di una musicista che non ha niente di regolare

Chi l’ha vista suonare al palco Rilegno al MI AMI lo sa. Whitemary è un treno che ti passa sulla testa, e lo fa ripetutamente, con un sorriso sulla faccia crudelmente goliardico. Per chi si è perso lo spettacolo invece Radio Whitemary arriva come un salvagente, per entrare in quelle atmosfere dense di suono, di voci e di luci, rigorosamente rosse e azzurre. La musica di Biancamaria Scoccia è uno sbrocco in salsa techno, e a sbroccare siamo pure noi che l’ascoltiamo, nel delirio provocato dalla violenza dei bassi.

Se dovessimo trovare la traccia madre, quella che funge da filo rosso, sarebbe senz’altro Credo che tra un po’. La nostra guida in un album lungo e corposo, un po’ per la sua posizione centrale, un po’ perché riassume alla perfezione questo strano stile lirico ermetico-iterato in perfetta coordinazione con l’eleganza dell’elettronica analogica che esce dall’estro di una musicista che, citando una sua gran canzone, non è niente di regolare. In Whitemary è palpabile la passione artigianale con cui sovrappone traccia su traccia, con cui ricerca i sample più giusti per condire le sue torrette di musica.

La prima parte di Radio Whitemary scorre in modo abbastanza lineare, i due singoli messi uno dopo l’altro creano un effetto di esplosione da manuale, martellando con rabbia quel “Chi se ne frega” che precede un drop che provvede a falciare tutto ciò che ha di fronte. Ma da Provo dico qualcosa inizia a cambiare, si apre un secondo capitolo, che ha le perfette sembianze di una discesa, forse in un dancefloor sotterraneo, in una dimensione che si potrebbe definire infernale soltanto per i colori che trasmette. La profondità maggiore la raggiunge Mi sento, dove nonostante la pesantezza del sound il canto del ritornello suggerisce un tentativo di volo. Si tratta dell’unico spiraglio trasognante, fatto di armonizzazioni quasi celesti, impregnate di fango.

E siccome ogni storia ha bisogno del suo finale, Whitemary ci saluta con una conclusione in parte criptica. Hello hello guarda al passato, non parla di una risoluzione presente, sembra quasi chiederci di ricominciare da capo, perché non è sempre necessario comprendersi. Dopo un ascolto del genere l’unica cosa che all’istinto viene da fare è fiondarsi sotto cassa ad aspettare quel treno di cui sopra, per liberarsi di tutto, scandendo con forza quelle frasi che cantate in mezzo a una folla trasformano il tutto in un grande rito collettivo. Fondamentale e tribale. Quella di Whitemary è grande musica per ballare da dio.

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La recensione Radio Whitemary di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-06-10 00:00:00

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