Un cantautorato lieve quello di Max Sorgente. Un cantautorato fatto di soluzioni che non rompono il silenzio con cattiveria, ma accompagnano l'arrivo della musica con gradualità, con suoni rotondi e morbidi. Si chiama Fino alla fine del mondo il suo ultimo singolo, uno sguardo a ritroso verso una persona perduta ma anche uno verso il futuro per ritrovare quello che di bello si aveva.
Max Sorgente parla una lingua gentile, da galateo delle buone maniere, ma senza essere esagerato. Niente di smielato o banale, e per capirlo basterebbe ascoltare con attenzione le parole della prima strofa, un piccolo incastro di immagini che incantano in un attimo e nello stesso istante sono fuggite, svanite nell'aria. Attraverso soluzioni liriche semplici ed efficaci la traccia arriva ad una conclusione in modo tutto sommato innocuo. E purtroppo sta proprio qui il problema.
In tutta questa levità, in questo sussurrare musicale, il rischio è proprio che alla fine dell'ascolto non rimanga nulla, in testa come nel cuore. Senza un minimo di mordente il comporre di Max Sorgente rischia di divenire un mero sottofondo per situazioni rilassate, un suono comparabile a quello del mare, o a quello del vento. Sia ben chiaro, bisogna saper fare anche questo, ma forse per il cantautore salernitano sarebbe auspicabile spostarsi dalla comodità, per andare in zone più minate, per farsi più coraggioso.
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