A Swan, la traccia numero dieci di questo Blues di Drown è la cosa, al tempo stesso, migliore e meno felice dell'intero lavoro ed è presto detto il perché. Nell'ottica del cantautorato di stampo marcatamente britannico che Drown propone in tutto il suo lavoro, A Swan, a mio avviso, è l'esempio più fulgido. Una canzone piena di sentimento, con un pathos vibrante e cantata molto bene. Certo l'arrangiamento non è nulla di così complesso ma nell'ottica del british-pop è tutto perfettamente calzante. Peccato che, come ricordato prima, contemporaneamente tale traccia rischia di mostrare più di un fianco a una critica: infatti l'aderenza è talmente fedele al genere di appartenenza che è un attimo che la sensazione di "già sentito, già visto, già vissuto" potrebbero fare capolino nella testa e nelle orecchie di chi ascolta la canzone e l'intero album.
Questo è un rischio che, almeno credo, Drown aveva messo in conto a monte di tutta quanta l'operazione: infatti non si può essere così tanto filologicamente fedeli alla tipologia di musica proposta senza mettere in conto il rischio di essere considerato un mero "epigono".
Eppure, con la forza delle sue liriche e il colore della sua voce, Drown, alla fine, riesce a donare una via personale, sempre nel solco della già citata tradizione.
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