Dalla libera ispirazione di Stefano Ricca per il narratore dell’America popolare Raymond Carver nasce Legna da ardere, con l’omonimo titolo tratto dal primo racconto di “Se hai bisogno, chiama” pubblicato postumo dopo la morte del grande scrittore. Il brano conduce in un ambiente molto immersivo e catartico che rispetta la solennità dello spoken word.
Un riverberato riff di chitarra introduce una narrazione asciutta e composta da immagini e dettagli decisamente carveriani. Una moglie che lascia il marito, un afoso pomeriggio d’agosto che si trasforma in un’epifania del cambiamento. L’atto di spaccare la legna apre alla riflessione sul sentirsi scissi a metà, quasi come nel Cavaliere dimezzato di Calvino.
I momenti della quotidianità si fanno estremamente significativi nella poetica di Carver e Stefano Ricca, con dovizia dei dettagli, fa suo questo stile. L’arrangiamento è al servizio della narrazione e segue nella prima parte del brano una lenta ma costante crescita della dinamica che va poi ad affievolirsi solo nella conclusione.
La musica è utilizzata qui come cornice e aiuta ad immergere la mente nell’affresco dipinto dalle parole di Ricca. Una nota dolente riguarda forse l’equalizzazione del cantato, un po’ troppo scuro e in alcuni punti brevi sovrastato dall’arrangiamento e poco intellegibile. Una voce più in evidenza, penso al Majakovskij interpretato da Capovilla, sarebbe stata certo meno suggestiva ma più d’impatto.
Stefano ricca, già membro de I Rumori di Via Silvio Pellico si trova ad un primo singolo da solista e certo al primo ascolto si avverte che non è un artista alle prime armi. L’etichetta “indie” in questo caso è appropriata ma non va confusa con “il poppettino”, per citare Alberto Ferrari, degli ultimi anni. Qui indie sta per libero, divergente, realmente indipendente e quindi decisamente Carveriano.
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