Pasqà, un analista politico esperto di Libano e Medioriente, giornalista e docente di italiano che canta e suona in un dialetto napoletano poetico, pubblica il suo primo album ‘A vita è suonno.
Sembra l’inizio di una barzelletta, ma è pura realtà: con la sua chitarra classica e una squadra di tecnici e musicisti, Pasqà è un artista che sa dimostrare esperienza sia come paroliere che come compositore.
‘A vita è suonno è il suo primo album fatto per cercarsi e raggiungersi, per scardinare quel positivismo dogmatico che ci dà solo una parvenza di stabilità. Le questioni di cui parla sono apparentemente semplici: la paura, 'o core mio, l’addio, l’amicizia, la rinascita e il sogno. In aggiunta c’è Beirut che è, tra l’altro, la città in cui attualmente vive e lavora. Poi il Libano, dove si è esibito come cantante e chitarrista di diverse band jazz e popolare brasiliano, e ciononostante, la sua passione per la canzone classica napoletana è rimasta, anzi cresciuta.
Pasquale Porciello, così all’anagrafe, approfondisce sé stesso e gli altri nell'album partendo dalla paura: ritiene che per una porta che si apre, si chiude ogni tormento del passato. Poi c’è L’addio, un brano che palesa un'ammissione di colpa per non essere abbastanza bravo a comprendere il bene quando c’è, ma soprattutto, a donarlo. Beato questo mettersi in discussione sotto forma di poesia napoletana, che qui riesce a non stonare all’orecchio di chi non conosce il dialetto, bensì sembra essere alla portata di tutti, nord e sud.
Non è questione di provenienza, infatti, quando un cantautore scrive un brano come Turnà a nascere: un testo che, in forma di critica velata e non eccessiva, decanta le voci antiche che parlano di verità, quella che non può imparare nessuno. Le stessi voci di una volta che, con sapienza e affetto, ci ricordano che se il giorno muore è per far fare mattina.
Il brano omonimo dell’album è un invito al sonno perché è in esso che risiede il sogno. È lì che comincia la riflessione verso e per sé stessi.
La forza strumentale del disco è sintomo di un’ottima esperienza in fatto di composizione da parte dell’autore. Chitarra classica, violino, violoncello, flauto e sassofono si uniscono e si susseguono fino a costruire un sound pacato e mai ricco di vezzi. Un suono studiato, tecnico e meticoloso, che mostra rispetto per la musica e la cultura tradizionale napoletana.
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