Mått Mūn, moniker dietro al quale si cela il produttore e chitarrista padovano Mattia Menegazzo, torna con il suo secondo album LUX, nato nel corso del lockdown pandemico. Come preannunciato fin dal titolo, il tema principale del disco è la luce: una ricerca cosmica tra le stelle più luminose dello spazio, un’esperienza mistica alla ricerca di una illuminazione non soltanto fisica ma anche e soprattutto interiore.
Questo viaggio prende le forme di un synth-pop sgargiante e caleidoscopico, perfettamente in linea con il tema dell’album: brani come Waves e Neon Dreams sono esplosioni di colore, fuochi d’artificio in un cielo stellato. Ai duetti con Emylia Ndme e Are You Real?, rispettivamente Red Shfit e Soulprism, sono invece affidati i momenti più contemplativi, in cui l’elettronica si rilassa e diminuisce i bpm per acquistare il tono della ballata sentimentale. C’è spazio anche per virate decise verso un certo tipo di alt-rock ibridato con l’elettronica, soprattutto in fase di apertura del disco: Divine e Iridescent sono il carburante che necessariamente deve bruciare per far decollare la navicella spaziale con la quale Mått Mūn ci porta tra le luci del cosmo.
LUX è un album ottimista, una finestra aperta attraverso la quale entrano luce e aria fresca. È un disco il cui spirito va profondamente in controtendenza con quello che è lo spirito dei tempi, e proprio per questo va ascoltato e goduto con la giusta attenzione. A volte può capitare di sentirsi spaesati nella moltitudine caleidoscopica di colori che luci che permeano questo disco: basta allora affidarsi alla voce di Mått Mūn per ritrovare la direzione giusta, verso le stelle.
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