Un disco per provare a ricordarsi come si fa.
Per parlare di questo disco potrei partire da un aneddoto personale. Durante il primo anno di università, ormai nel lontano 2011, passai un'intera sessione d'esame invernale in casa da solo. I coinquilini erano tornati nelle loro rispettive città d'origine mentre io avevo scelto di trovare la concentrazione necessaria nella solitudine di un inverno romano. Passai quindici giorni senza parlare con nessuno, una specie di lockdown in anticipo di un decennio. Al loro ritorno mi resi conto che facevo una fatica bestiale a parlare, per il troppo tempo in cui avevo tenuto le corde vocali a riposo.
Da un'esperienza simile nasce Giove, lavoro sperimentale del musicista romano Non È Nulla. Due anni di pausa in cui l'allontanamento volontario dallo strumento aveva fatto temere al nostro di aver perso ormai capacità e creatività. Ma è bastato imbracciare la chitarra e attaccarla ad un PC per ritrovare quella specie di istinto naturale, lo stesso che ci permette di respirare, parlare, mangiare, dormire, con relativa facilità. Ne è venuto fuori un disco di "movimenti" sonori che guardano al post-rock e alla mitologia classica (dare un'occhiata ai titoli), creando atmosfere spesso malinconiche ma incisive, sognanti e qualche volta oscure ("Metis"). In una strada che porta gli anni Novanta a immettersi come affluenti dentro le sonorità dei Mogwai e altre band affini.
Giove è un disco ispirato e maestoso come il padre degli Dei, ricco di perle strumentali che affondano le radici in una malinconia arcana e suggestiva, con l'improvvisazione che altro non è che la conseguenza di una creatività naturale e particolarmente sensibile.
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La recensione Giove di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-09-06 07:34:17
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