Un disco di jazz terroso, sporcato dall’incredibile estro punk del Fade In Trio
Live Fast, Die a Legend del Fade In Trio è un disco pienamente estivo. Non ci troverete tormentoni, chitarrine da golden hour o alcun tipo di cantato. Si tratta però di un disco che incarna alla perfezione le giornate che stiamo vivendo in questa estate 2022. Vi trapela un calore eccessivo, sensazioni sparse di asfissia e angoscia, e il pensiero di voler uscire, senza ben sapere da dove. Federico Calcagno, Pietro Elia Barcellona e Marco Luparia, rispettivamente al clarinetto, contrabbasso e batteria, sono musicisti dalla creatività secca e diretta, senza compromessi, e in questi otto brani più interludio danno botte come possono, in ogni direzione, cercando di far collidere il jazz con un senso esecutivo anarchico e punk.
Live Fast, Die a Legend è esattamente un tentativo di rissa, aggirarsi con l’accendino acceso sulle perdite di benzina di una macchina. Senza risparmiare nulla il Fade In Trio mette in scena sia l’esplosione che le sue conseguenze, il silenzio che ne segue, la contemplazione del fuoco con gli occhi che bruciano. Anche quando i tre strumenti placano il proprio furore, come in Requiem, la destabilizzazione continua, insieme all’incredibile gioco di inseguimento dei tre strumenti. Non c’è qualcuno che detti le regole del gioco, e questo ci obbliga a fidarci, a riposare e ripartire insieme a questi tre scalmanati.
E se la prima parte del disco esalta senza in modo incredibile già dal primo ascolto, la vera sfida sta nel trittico finale. Il dialogo si instaura tra la musica e il silenzio, ci vuole tempo per entrare in contatto con questa speculazione a tratti più astratta, ma che riserva sorprese. Get Undressed, Don’t Move, traccia dal tappeto sonoro di basso ripetitivo e alienante, viene condita nel suo corpo centrali da piccole incursioni del clarinetto, che singhiozza rumori, e porta il tutto a tacere definitivamente.
Il Fade In Trio è una banda di allargatori di possibilità. Sfruttando l’assenza del pianoforte sono riusciti, con questo disco, ad andare nelle viscere del proprio universo creativo, grattando dove era necessario. Ed è per questo che il risultato è di questa grandezza. Nella sporcizia terrosa di un jazz reso imperfetto dall’estro dei suoi musicisti, Live Fast, Die a Legend dà un’immagine realistica e spietata della nostra estate, e lo fa con un suono incredibile.
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La recensione Live Fast, Die a Legend di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-07-22 00:00:00
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