Reflue
A Collective Dream 2006 - Pop, Indie, Blues

A Collective Dream

“A collective dream” è un titolo atipico da dare ad un album. Perlomeno è un titolo che difficilmente sceglieresti per un disco che pubblichi nel 2006, soprattutto se esci in Italia. Perché una scelta del genere rimanda subito ad immaginari che poco hanno a che vedere con questo primo lustro del XXI secolo e richiama, in maniera evidente, le esperienze musicali dei seventies, quando il rock flirtava spesso con la psichedelia. E questa nuova opera dei Reflue tenta un approccio alla musica richiamando proprio certe sensazioni tipiche di quel sound, che probabilmente i lettori più attempati dovrebbero riconoscere.

Detta così potrebbe apparire un esperimento arduo, ma in realtà già il precedente “Slo-mo” mostrava chiari segnali in questo senso, quasi fosse una sorta di (riuscitissima) “prova generale”. Oggi però i Nostri abbandonano l’uso dell’italiano e optano esclusivamente per la lingua inglese, convinti forse che sia l’unico idioma a incastrarsi alla perfezione con queste atmosfere. E lo dimostrano scrivendo 12 canzoni legate da un concetto chiave riassumibile nella parole “free”, i cui eventuali suffissi (pop, rock, jazz, etc.) perdono di qualunque significato nel momento in cui vi accingerete all’ascolto.

In fin dei conti il tentativo (anche questo riuscito) del sestetto è quello di suonare e proporre musica sfuggendo a qualsiasi categorizzazione, senza per questo strafare. Liberi perciò di comporre e arrangiare secondo il proprio specifico gusto, frutto di chissà quali e quanti disparati ascolti, regalano una dozzina di tracce da scoprire col tempo. Magari iniziando dal pezzo posto in chiusura, “Martina’s treasure”, un blues notturno di quasi 8’ che svela appieno la cifra complessiva di questo disco, zeppo di ricami, dove nulla sembra lasciato al caso e la scrittura dei pezzi sorprende per fluidità e raffinatezza.

Un processo compositivo, insomma, che mette in evidenza la totale mancanza di schemi in un ambito in cui spesso si cade nella ripetizione pedissequa. E proprio per questo “A collective dream” merita un posto d’onore nel cuore del sottoscritto, proprio come moltissimi album di almeno 30 anni fa. Tanto dovrebbe bastare per convincervi della bontà dell’opera; il resto è musica.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.