Gaston prende le distanze dall'estate. Un urban commisto tra rap e pop è il linguaggio di una denuncia alla stagione delle feste.
Gaston, classe 1995, inizia il suo percorso artistico tra il 2012 e il 2013 come rapper, immerso nell'ambiente hip hop, che non lo segna profondamente. Passando poi all'esplorazione di stili più introspettivi approda infine all'urban e all'incontro con il pop e l'elettronica, che prendono residenza fissa tra le influenze del suo progetto. Bolgia - ultimo singolo del cantante leccese - è la sintesi tra questi ultimi due momenti del percorso di Gaston.
A dare forma alla bolgia è la folla di persone che invadono le spiagge salentine nel pieno della stagione estiva. Quello che Gaston sembra esprime nella sua canzone è il duro colpo che l'introspezione e la riflessione subiscono quando arriva l'estate. La stagione delle feste, del divertimento e delle vacanze porta sempre con sé uno shock per chiunque non sia disposto ad accettarne completamente le usanze e i riti, e questo è il caso di Gaston, che - grazie a Bolgia - cerca di stingere un compromesso con questa assolata stagione.
Sin dal primo istante è un intimo pianoforte elettrico ad accogliere chi ascolta, a cui si aggiungono immediatamente sintetizzatori e una drum machine minimale dai bassi profondi. L'aumentare della presenza delle note accompagna in un crescendo che sfocia in un ritornello tutt'altro che esplosivo, ma introspettivo e riflessivo.
La parola più adeguata per definire un brano del genere e, nello specifico, il passaggio da strofa a ritornello, è 'liberatorio'. Liberatorio come quello che si pensa per tanto tempo e che a un certo punto può finalmente essere detto - il poco entusiasmo per l'arrivo dell'estate. Liberatorio come l'incontro del protagonista del testo con chi gli ha "promesso un'oasi di piacere nella bolgia", grazie al quale è stato possibile mettere nero su bianco questa Bolgia.
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La recensione BOLGIA di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-09-15 15:59:08
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